di Stefano Loi Classe 3^ C . – Sono qui a descrivere il viaggio d’istruzione che le tre Classi Terze Sez. A, B, e C hanno effettuato nella giornata di giovedì 30 gennaio scorso. Il progetto, inserito nella programmazione del Personale Educativo del presente anno scolastico, si è attuato grazie alla collaborazione tra educatori e docenti che hanno coinvolto alunni e alunne delle tre Classi per rinforzare le conoscenze e rendere visibile quanto di orribile sia avvenuto ad opera dei nazi-fascisti che hanno provocato l’orribile eccidio di ebrei durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale.
Il viaggio d’istruzione è stato organizzato dal personale educativo della Sezione C, mentre la preparazione didattica, inserita nel percorso didattico per consacrare la testimonianza del Giorno della Memoria, è stata evocata dai docenti di Lettere e Storia di ognuna delle Sezioni della Scuola Secondaria di 1° grado annessa al Convitto Nazionale “Marco Foscarini” di Venezia.
Il punto d’incontro, individuato nella fermata del People Mover dell’isola del Tronchetto, è avvenuto alle ore 07:45 dove i docenti accompagnatori Montagner Silvia, Barovier Lucia, Parmagnai Lorenzo e gli educatori Calatafini Giancarlo, Lo Menzo Catena, Levantino Orazio e Vallone Raffaele hanno incontrato gli alunni e le alunne con i rispettivi genitori.
Alle ore 08:00 dopo aver effettuato l’appello e saliti sul pullman si è dato inizio al viaggio d’istruzione con direzione Trieste per la visita all’eletto Monumento Nazionale della Risiera di San Sabba dall’allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, uno dei pochissimi lager presenti in Italia utilizzato come campo di deportazione e di transito di prigionieri politici ed ebrei ma anche, per la presenza di un grande forno crematorio, luogo di uccisione di moltissime persone.
Dopo essere arrivati le tre Classi sono state divise in tre gruppi assegnati ciascuno ad una guida che hanno illustrato in maniera professionale ed esaustiva il luogo che non è come era nel momento della sua piena funzionalità. Dopo la sua scoperta è stato completamente restaurato tranne la parte storica, ma restano delle testimonianze sia dirette di alcuni sopravvissuti sia indirette riscontrabili in resti architettonici e fisici anche se distrutti al momento del suo abbandono consistenti in tracce di cenere di corpi umani.
Appena si entra si notano due grosse mure di cemento che sono state edificate nel 1965 per dare il senso del luogo che coloro che erano detenuti erano completamente isolati dal resto della città e chi invece era al di fuori non poteva assolutamente vedere e sentire cosa affettivamente succedesse al suo interno. La sua ristrutturazione è avvenuta per opera di Romano Voia.
Non sono più visibili la parte dei forni perché vennero fatti esplodere alla fine della guerra ed eliminati completamente per non essere trovati.
Dopo la sua scoperta furono trovati dei sacchi con della polvere che corrispondeva ai resti di circa otto copri umani e furono anche ritrovati nella terra dei resti di ossa che dopo un’attenta analisi è stata determinata l’appartenenza all’incirca a quindici persone. Purtroppo considerando l’area del luogo e il volume degli edifici rimasti la stima dei corpi bruciati è sicuramente una quantità numerosa non potendola confrontare con dei documenti scritti poiché furono bruciati al momento dell’arrivo a Trieste degli alleati.
Vicino ad un muro costruito l’architetto ha anche eretto un monumento in ferro che ad una certa ora del giorno proietta sul muro opposto un’ombra che ricorda la vecchia ciminiera.
Le guide ci hanno condotto nell’edificio dove venivano collocate le persone arrestate dalle SS in attesa della loro esecuzione che avveniva con il gas condotto da tubi. Le persone arrestate giungevano alla Risiera trasportate con camion militari e venivano smistate, a seconda del loro capo d’accusa, nei tre piani dell’edificio.
Dopo la morte mediante asfissia da gas i copri delle persone venivano bruciati.
Durante l’eccidio i nazi-fascisti mettevano della musica per non far sentire all’esterno le grida dei deportati. Nella parte interna e centrale è stata collocata una lapide con le scritte in quattro lingue: italiano, sloveno, tedesco ed ebraico.
Sono stati anche ritrovati degli oggetti personali appartenuti alle vittime dell’eccidio.
Al termine della visita siamo entrati in un padiglione dove sono presenti degli schermi nei quali sono video trasmessi dei documenti che ricostruiscono i momenti tragici di quei momenti storici con accanto documenti scritti sempre nelle lingue precedentemente citate. Sono anche presenti piccole nicchie e tecle in vetro dove sono visibili: vestiti, occhiali, forchette, coltelli, pettini e altri oggetti personali delle persone condotte e soppresse in quel luogo.
Al termine della visita ci siamo recati a piedi verso la Trattoria dove abbiamo consumato una gustosa pizza, patatine fritte e un dolce.
Con il pullman abbiamo raggiunto Piazza Europa per fare una piccola escursione al centro storico di Trieste e consumare dei gelati mentre alcuni docenti ed educatori sono andati al Caffè degli Specchi per degustare questa bevanda.
Alle ore 16:30 abbiamo ripreso il pullman per rientrare a Venezia dove ci attendevano i genitori che ci hanno prelevati e condotti a casa.
E’ stata un’esperienza indimenticabile per la triste realtà di quel luogo ma anche per i contenuti storici che ha toccato particolarmente la nostra sensibilità generata dalla testimonianza concreta dell’avvenuto eccidio che sicuramente sarà presente in noi anche in futuro.