Il tempo passa. Un brivido ci assale per il solo ricordo invisibile. Un ricordo non vissuto ma conosciuto. Un ricordo che, per chi è riuscito a sopravvive ed ha ancora un forte cuore che pulsa, non sarà dimenticato con facilità. Il tempo passa e quel luogo è ancora lì, per chi oramai non c’è più. Vite innocenti, ancora non vissute, pronte per l’andata senza un ritorno. Un’andata improvvisa. Il freddo li persuadeva. Caldo, cibo e acqua erano un miraggio, per tutti, irraggiungibile. Campi di concentramento. Campi di sterminio. Campi dove tra la neve si intravedevano fiori, sbocciati da anime incenerite che volavano sempre più su, verso il cielo pronte a ospitarle.
Il sole susseguì ad un nuovo giorno. Era il sabato 27 gennaio del 1945. Le truppe sovietiche della 60ª Armata del “1º Fronte ucraino” del maresciallo Ivan Konev arrivarono di fronte un campo di sterminio: Auschwitz. Le porte si aprirono. La neve accumulata nei cuori di chi batteva ancora, si sciolse. La libertà era lì. Accoglieva quei poveri, innocenti e innocui ebrei. Alcuni di loro erano in volo. Un volo pronto alla partenza dopo l’ultima pulsazione emanata dai loro cuori. Fu un giorno memorabile, indimenticabile.
Il tempo passa e noi siamo gli unici a essere capaci di tramandare questo pezzo della storia incancellabile. Non può essere un capitolo saltato o dimenticato. Il 27 gennaio si ricorderà, sempre. La Giornata della memoria ne sarà protagonista, sempre.
Solo quando nel mondo a tutti gli uomini sarà riconosciuta la dignità umana, solo allora si potrà dimenticare ciò. Ma fino ad allora tutto sarà conservato nei nostri cuori, i quali ne saranno guardiani per la nostra vita.
La Giornata della Memoria deve essere considerata come uno strumento capace di far sapere a chi non conosce, e di far approfondire a chi già possiede un ricordo del passato, ma
se comprendere è difficile, allora conoscere sarà necessario.
È nella natura delle cose che ogni azione umana, che abbia fatto una volta la sua comparsa nella storia del mondo, possa ripetersi anche quando non appartiene a un lontano passato. Queste parole servono per non dimenticare, per ribadire, per sottolineare, per ricordare, per mantenere vivo un passato che non sarà mai troppo lontano per dire “Non succederà mai più”, perché quel filo spinato non è ancora del tutto tagliato.
Se gli uomini sono capaci di fare di un passato così doloroso la loro dimenticanza, allora io non sono un uomo. Se gli uomini considerano ancora oggi giusto ciò che è successo, allora io non sono un uomo…Se questo è un uomo allora io non sono uomo.
Il senso della Giornata della Memoria è quella di non fare del passato il nostro presente.
Di ricordare chi nel passato ci è stato e ne è stato vittima. Di considerare che abbiamo tutti pensieri e idee diverse, ma non bisogna fare dei nostri pensieri la reale vita di tutti.
“Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”.
Filippo Di Canio
Classe 3ͣA
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