Roberta Esposito – Sulla sponda settentrionale del lago, di Nemi, nel Lazio, si ergeva il sacro bosco e il santuario di Diana Nemorensis, la Diana del bosco. Il lago e il bosco erano spesso conosciuti come il lago e il bosco di Ariccia. In questo bosco sacro cresceva un albero intorno a cui, in ogni momento del giorno, e, probabilmente, anche a notte inoltrata, si poteva vedere aggirarsi una truce figura. Nella destra teneva una spada sguainata e si guardava continuamente d’attorno come se temesse a ogni istante di essere assalito da qualche nemico. Quest’uomo era un sacerdote e un omicida; equegli da cui si guardava doveva prima o poi trucidarlo e ottenere il sacerdozi in sua vece. Era questa la regola del santuario. Un candidato al sacerdozio poteva prenderne l’ufficio uccidendo il sacerdote, e avendolo ucciso, restava in carica finché non fosse stato ucciso a sua volta da uno più forte o più astuto di lui La strana regola di questo sacerdozio non ha alcun riscontro in tutta l’antichità classica e non si può spiegare per mezzo di essa. Per trovarne una spiegazione dovremo spingerci molto lontano. Nessuno potrà negare che questo costume ha tutto il sapore d’un’età barbara, e che, sopravvivendo nei tempi imperiali, sia in singolare contrasto con la raffinata società italiana del tempo, simile a una rupe primordiale in mezzo a un prato ben coltivato.
Questo strano rito, riportato dall’antropologo inglese James Frazer nella sua opera “Il ramo d’oro” è rintracciabile anche nel film di F. F Coppola, Apocalypse now. Il libro appare sulla scena verso la fine, sul tavolo del colonnello americano Kurt, interpretato dal grande Marlon Brando. Apolcalypse Now”, tratto da un racconto di Joseph Conrad (Cuore di tenebra), parla di un colonnello, Kurtz, degli stati uniti in Vietnam che ha sconfinato in Cambogia dove ha costruito un piccolo impero personale. Al capitano Willard è affidata la missione di raggiungere il colonnello ed eliminarlo, il viaggio sarà terribile costellato di insidie ed orrori.
Il colonnello, che si è macchiato dei delitti più terribili, lo ha fatto per seguire fermamente il suo ideale, senza lasciarsi corrompere come gli altri militari o gli stessi membri del governo, che uccidono come fa il colonnello Kilgore, facendo insensate stragi, e poi si preoccupano di condannare lui come omicida (accusa quasi assurda nel bel mezzo della guerra del Vietnam). È dunque un eroe o un pazzo sanguinario? Willard cerca di capire la vera natura di Kurtz, ma più si avvicina a lui e più sente di condividere le sue idee, pur notandone l’evidente follia: Kurtz si crede onnipotente, perde di vista il limite umano. Deve, e vuole, essere distrutto. Qui si scorge il contributo di James Frazer, antropologo che scrisse a proposito delle origini del mito e della religione nelle diverse civiltà umane. È palese la sua influenza dal legame che ha con il lavoro di Joseph Conrad e da un’inquadratura del film, nella quale si vede il più importante saggio di Frazer, Il Ramo d’oro. Frazer descrive come in molte civiltà primitive è facile per gli indigeni vedere in un essere umano un dio, e credere ciecamente in lui, obbedendo ad ogni suo ordine Leggendo Frazer, la scena finale di Apocalypse Now diventa più comprensibile: quando l’uomo-dio manifesta i primi sintomi di cedimento e di prossima morte o malattia, per evitare che lo spirito divino fugga e sparisca per sempre, portando sciagura sull’intero popolo, è necessario che egli venga ucciso, trasferendo il potere nelle mani dell’omicida, il quale diventa il nuovo dio.