//Il Liceo Scientifico Nifo riceve il premio per la scrittura narrativa del Concorso V.E.R.I.

Il Liceo Scientifico Nifo riceve il premio per la scrittura narrativa del Concorso V.E.R.I.

di | 2022-12-17T10:00:00+01:00 17-12-2022 9:37|Alboscuole|0 Commenti
La Redazione –
Anche quest’anno l’Associazione V.E.R.I. ha bandito il famoso concorso letterario destinato agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo e di secondo grado. E’ la XV edizione dell’iniziativa culturale, che mira a sensibilizzare i giovani sul tema della violenza contro le donne, in memoria della giovane Veronica Abbate, vittima, alla giovane età di 19 anni, della furia omicida di colui che diceva di amarla.
Il Liceo scientifico Nifo ha visto la partecipazione di tre studentesse maturande, Sara Di Stasio, Lara Gulino e Colomba Pinto. L’allieva Lara Gulino si è aggiudicata una delle 8 borse di studio destinate ai partecipanti alla sezione narrativa del concorso. La studentessa ha ricevuto con grande gioia, commozione e gratitudine l’ambito premio. La traccia prevista per l’elaborato è: “Ti insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece”. (Pier Paolo Pasolini)
Lara Gulino la presentato un elaborato dal titolo: “Forte(mente) donna”. Il Nifo si congratula con la studentessa e con tutti gli altri numerosi allievi dei Licei artistico e classico, i quali hanno ottenuto premi di poesia e di arte. Ad majora!
Segue l’elaborato
Forte(mente) donna
Le donne, nella loro globalità, sono molto più di un genere, sono essenza infinita di cose belle.  Una donna è forza motrice del mondo, senza la quale l’intero sistema non funzionerebbe. E’ in grado di dare la vita e, allo stesso tempo, di lavorare sulla propria, per renderla piena e gratificante. Essere donna vuol dire esprimere totalmente il proprio io, creare la propria autonomia, conquistare il proprio spazio nel mondo attraverso coraggio e dedizione. Vuol dire avere la capacità di affrontare ogni situazione con l’equilibrio e la tenacia di cui è padrona e, allo stesso tempo, significa essere portatrice di speranza e amore. Può essere madre, figlia, amica, compagna e, se pur non esista una definizione mirata di “donna”, possiamo considerarla un’esplosione di bellezza spirituale ed intellettuale. In lei individuiamo corpo e mente. Il primo ci serve per interagire con altri corpi, per apparire nella società e per curare la nostra esteriorità. La seconda è l’arma più temibile che ci sia; imparare ad usare la mente è forse l’operazione più ardua e proficua che si possa effettuare.
Una donna che impara ad affiancare l’intelligenza alla propria femminilità diverrà inarrestabile.
A questo punto, però, se per essere donna non basta nascere con un fiocchettino rosa in cima alla culla, quand’è che una donna si sente tale? Una domanda del genere richiede una risposta altrettanto elaborata. La consapevolezza del proprio genere è decisamente più difficile di quanto si possa pensare. Per alcune questo momento coincide con le prime mestruazioni, con il primo rapporto sessuale, con la prima gravidanza o chissà cos’altro. Questi sono indubbiamente traguardi di grande importanza nella vita di una donna ma, secondo il mio parere, c’è qualcosa di ancora più rilevante. Questa consapevolezza arde negli animi femminili quando si ricava da sé la capacità di superare un ostacolo, conseguire traguardi personali o prendere importanti decisioni. Per me, quindi, è anche attraverso semplici operazioni quotidiane che ci si sente padrone di se stesse.
Quindi, perché sentirsi donna nella propria interezza è così complicato? Ancora oggi il modello sessista continua a crescere in modo esponenziale in ambito sociale, politico e lavorativo. La figura della donna è da sempre offuscata da stereotipi, superstizioni e luoghi comuni. I pregiudizi frenano l’emancipazione, ed affermare la propria persona in una società ferma, diventa per lei sempre più angosciante, fino a condurla, nei casi peggiori, a rinunciare all’istruzione o alla carriera. In ambito lavorativo, infatti, la donna è, nella maggior parte dei casi, svantaggiata rispetto all’uomo, a causa della maternità o semplicemente per non essere predisposta fisicamente a determinate mansioni. Anche all’interno di grandi Istituzioni, come ad esempio la Chiesa, la sua figura viene arginata a ruoli mirati, nonostante nella storia religiosa le figure femminili siano state molteplici.
Com’è possibile, in una realtà dove tutto è tecnologicamente così avanzato, non riuscire a debellare una situazione umana come questa esistente da secoli? Il mondo si evolve, cambia ed anche la realtà che ci circonda dovrebbe progredire nella giusta direzione. La rappresentazione femminile nei media, ad esempio, è a parer mio altamente discriminatoria, limitata spesso ad un ruolo secondario o all’aspetto fisico. Non solo ridurre una donna alla sola estetica, quindi sessualizzarla, è un messaggio altamente sbagliato da trasmettere, ma inoltre, offrire un ritratto di perfezione assoluta in una piattaforma accessibile a chiunque, come la televisione o i social network, ci porta a credere di doverlo raggiungere per stare bene con noi stesse. Fortificare la propria autostima partendo dalle proprie abilità è il primo passo per fronteggiare qualsiasi situazione si presenti nella nostra vita. Dovremmo educarci a seguire le nostre intuizioni, senza lasciarci abbattere da una scelta non condivisa; chi ci ama ci lascia il potere di ponderare le nostre scelte, così come noi dobbiamo amarci lasciandoci la possibilità di decidere. La donna deve essere libera di muoversi come e quando vuole, in circostanze da lei selezionate, senza il timore di scegliere per sé. Ed è qui che mi domando: se niente è più bello della propria libertà personale, perché esistono ancora contesti in cui essa viene limitata? Non può esistere qualcuno con la facoltà di scegliere per noi. In una relazione umana bisogna dare e riceve reciprocamente, imparando ad ascoltarsi a vicenda. Un rapporto in cui uno dei due vuole sovrastare l’altro perde automaticamente il suo equilibrio. Una donna decisa, consapevole delle proprie scelte ed indipendente, dovrebbe essere un vanto per l’uomo che ha accanto, il quale in alcuni casi, invece, si sente impotente al suo fianco. Affermare, perciò, che la violenza ricada su donne deboli ed indifese, non è del tutto vero; spesso è una risposta ad un confronto che l’uomo non riesce a reggere.
Ed è proprio in ogni condizione di limitazione o privazione della libertà, quindi, che bisogna ricordarsi dei propri valori.
“Ti insegnano a non splendere. E tu splendi, invece”.
Pier Paolo Pasolini con questa frase vuole scuotere gli animi, risvegliare le menti, spalancare gli occhi di piccole e grandi donne, affinché non siano mai seconde a nessuno. La sua è un’esortazione alla vita, una vita piena e a nostra misura. Lo scrittore vuole trasmetterci un sentimento di rivalsa verso noi stessi, la possibilità di riscattarci di fronte a chi ci vorrebbe diversamente da come siamo. La nostra generazione è fondata sull’insoddisfazione. Siamo ininterrottamente alla ricerca di qualcosa e, allo stesso tempo, ci preoccupiamo di come le persone ci vedano all’esterno, finendo, così, per trascurare solo i nostri valori, qualità e talenti. Dobbiamo amarci, splendere. Non esistono giustificazioni per chi ci fa soffrire e nessuno può essere così importante da oscurarci. Sviluppare la nostra identità vuol dire renderla esclusivamente accessibile a noi. Quelli elencati sono concetti indubbiamente di grande importanza, ma non sempre è facile metterli in atto, soprattutto quando si viene abbagliati da un sentimento forte come l’amore per qualcuno.
Come ben sappiamo, l’uguaglianza di genere è un problema prima di tutto culturale e di educazione. Non è solo l’aggressione fisica di un uomo contro una donna, ma comprende anche minacce economiche, ricatti, persecuzioni psicologiche, abusi sessuali e, a volte, la sua forma più estrema, il femminicidio. Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze è l’obiettivo numero 5 dell’ agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Mi auguro che un tale traguardo venga al più presto raggiunto, pur affermando che non possiamo pretendere un cambiamento senza cambiare in primis la nostra mentalità. Le semplici ed apparentemente innocue differenze tra maschio e femmina nel periodo dell’infanzia vanno poi avanti per anni, plasmando le menti di adolescenti e, ancora dopo, di uomini e donne. Per quanto sia disumano pensare che una persona con cui condividiamo le nostre giornate possa effettivamente essere una minaccia per noi, dobbiamo essere consapevoli che ciò può accadere. Si tratta di situazioni sfortunate, ma ancora esistenti. Dobbiamo informarci, conoscere, aprire gli occhi di fronte al mondo difficile in cui viviamo e dobbiamo, a nostra volta, aiutare chi meno di noi si rende conto dei pericoli che ha intorno.
L’istruzione è lo strumento più potente per affrontare il futuro.