di Francesca Falchi, classe 2^E – Shein, il famoso sito di fast fashion (moda rapida e a basso costo), nasce nel 2008 grazie all’imprenditore Chris Xu, di origine cinese. Tutto inizia con la vendita di gioielli online, che ha avuto da subito un enorme successo, fino a diventare l’applicazione più scaricata negli Stati Uniti e una delle piattaforme più visitate al mondo.
Ogni giorno rilascia 6000 nuovi prodotti, battendo di gran lunga concorrenti come il marchio Zara o Bershka; chiedersi in che modo sorge spontaneo: utilizza un sistema di analisi che rileva le tendenze in tempo reale. Allo stesso tempo però riceve innumerevoli denunce di plagio perché copia i design di altre case di moda.
Da recenti ricerche si è scoperto quello che succede davvero nelle fabbriche. Infatti lo sfruttamento dei lavoratori è all’ordine del giorno. Essi sono costretti a 17 ore di lavoro al giorno in condizioni igieniche spaventose, e con solo un giorno libero al mese. Ricevono uno stipendio minimo, si tratta di solamente 4 centesimi a capo, e al giorno devono produrne 500.
Questo sfruttamento ha provocato un altro fenomeno che ormai si è diffuso tra tutte le maggiori aziende, ovvero la delocalizzazione di gran parte della produzione, per pagare meno i propri dipendenti, e quindi per avidità.
Un altro fattore importante di cui tenere conto è che questa produzione intensiva ha un impatto ambientale disastroso. Secondo un rapporto della WWF per una sola t-shirt sono necessari circa 2700 litri d’acqua, senza considerare l’uso delle sostanze chimiche, che superano i limiti stabiliti dall’UE. Da questo scaturisce, ovviamente, la scarsa qualità dei prodotti, considerati addirittura nocivi e tossici.
Ogni anno, vengono prodotte 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili e solamente il 15% viene riciclato.
Però per tutte queste problematiche l’UE ha proposto una soluzione che comprende:
Tessuti che rispettano le norme, Informazioni esplicite, Impegno ambientale delle aziende
L’obiettivo principale è di eliminare totalmente le sostanze chimiche dall’industria tessile. Il problema è che queste norme europee non vengono applicate dal mercato straniero.
In attesa di leggi globali dovremmo tutti stare attenti a non farci ingannare dalle apparenze e dal lato oscuro del fast fashion!