Irene De Paolis
Sulla calotta polare antartica una crepa raggiunge il punto di rottura, il ghiaccio si spacca e crea un enorme iceberg che galleggia sul mare.
È questa un’immagine molto calzante per descrivere un mondo sotto pressione, pronto a spezzarsi e andare alla rovina.
La temperatura globale è in aumento, il futuro è oggetto di dibattito. Ci troviamo di fronte a un periodo di grande incertezza e di radicali cambiamenti in molte parti del nostro pianeta. Rendere il mondo un posto migliore equivale a preoccuparsi per gli altri perché solo se siamo rispettosi del pianeta, assicuriamo una vita serena anche alle nuove generazioni.
Il futuro è nelle nostre mani! Ognuno di noi ha la possibilità di contribuire positivamente al cambiamento. Le azioni del singolo individuo, rispetto ai miliardi di persone che vivono sulla terra, possono apparentemente sembrare davvero insignificanti nell’avere effetto sulla salute del pianeta e quindi sul futuro dell’umanità ma non è così: sono i nostri sforzi personali che determinano la direzione che prenderà la nostra società e in particolare l’impronta ecologica che essa imprime sul pianeta.
In ogni mio gesto, per ogni decisione che devo prendere, cerco di ricordarmi che io sono uno dei sette miliardi di esseri umani che vivono oggi sul pianeta e mi pongo sempre questa domanda: “Se tutti i sette miliardi facessero quello che sto facendo io, come ad esempio prendere l’auto per ogni minimo spostamento, lavarmi ogni giorno i capelli con duemila prodotti, cambiare cellulare appena si rompe… quale sarebbe l’impatto di quel gesto sul pianeta?”. Basta fare quattro calcoli per capire che il pianeta sopravvive al nostro stile di vita solo perché c’è una grossa fetta di popolazione che vive in povertà, senza poter attingere alle risorse del pianeta, come ad esempio l’acqua o le fonti di energia non rinnovabile. La popolazione mondiale ha un unico desiderio: vivere una vita felice e questo è un nostro diritto già al momento della nostra nascita.
Sarebbe opportuno inoltre dividere più equamente le risorse e puntare all’innovazione tecnologica per evitarne lo spreco. Se consideriamo l’unicità dei sette miliardi di esseri umani del mondo che sono uguali in dignità e diritti, riusciremo a garantire un benessere condiviso. Se vogliamo fare di questo secolo un tempo di pace, senza lotte per l’accaparramento delle risorse, dobbiamo risolvere i problemi attraverso il dialogo e la diplomazia avendo come obiettivo il benessere di ogni singola persona, dobbiamo mirare alla sostenibilità. In particolare il cambiamento climatico è una sfida che ci invita più che mai a compiere uno sforzo collettivo per diffondere buone pratiche per il benessere di tutti e non per il profitto di pochi.
Ma dobbiamo fare in fretta, non possiamo sederci e aspettare il miracolo: abbiamo un solo pianeta sul quale ogni essere vivente di oggi e di domani ha diritto alla salute e alla felicità. Salviamolo!