di Giusy Casillo- Con il suo cuore caldo e accogliente, con i suoi colori vivaci, capaci di dipingere i paesaggi più belli del mondo, Napoli vanta anche una ricca storia della quale è stata spesso protagonista insieme ad alcuni tra i suoi edifici più belli, primi fra tutti i suoi sette castelli. Nell’antichità, infatti, Napoli era chiamata la “città dei sette castelli”, in quanto unica città al mondo che poteva vantare ben sette castelli che le assicuravano un efficiente sistema difensivo: Castel dell’Ovo, Castel Nuovo, Castel Sant’Elmo, Castel Capuano, Castello del Carmine, Castello di Nisida e il Forte di Vigliena. Quest’ultima costruzione, a differenza delle altre, è giunta a noi in uno stato di abbandono e di forte degrado, ma c’è stato un tempo in cui è stata in prima linea nella storia della nostra città. Situato nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, in via Marina dei Gigli ed interamente realizzato in tufo e pietra vesuviana, il Forte di Vigliena, in origine, era alto solo sei metri per non essere troppo visibile al nemico proveniente dal mare. Era di forma pentagonale, circondato da un fossato largo nove metri e profondo cinque ed era concepito in modo tale da assicurare la difesa del porto di Napoli con i suoi cannoni posti sui due lati frontali, dove si posizionavano anche i fucilieri. La sua costruzione risale agli inizi del XVIII secolo, per volere del vicerè Juan Manuel Fernández Pacheco y Zúñiga, marchese di Villena, da cui prese anche il nome. L’importanza storica del Forte di Vigliena è strettamente legata ad un episodio avvenuto alla fine del 18° secolo. Era il 1799 quando la fortezza venne parzialmente distrutta durante un conflitto tra i sostenitori della Repubblica Partenopea e le forze sanfediste del cardinale Fabrizio Ruffo. Il 13 giugno di quell’anno, infatti, tre battaglioni sanfedisti assalirono il forte, i difensori che erano al suo interno si dimezzarono di numero e, vista l’impossibilità di vittoria, il cardinale Antonio Toscano, a capo dei difensori, decise di dare fuoco a tutte le polveri esplosive. In questo modo, l’uomo provocò la propria morte, quella dei difensori e soprattutto quella degli assalitori sanfedisti. Dall’esplosione riuscì a sopravvivere solo una persona, un difensore, che narrò in seguito la vicenda. La morte di tanti commilitoni provocò nuova furia nelle forze sanfedisti, che assalirono con successo il Castello del Carmine, aprendo la porta alla conquista della città e mettendo fine alla “Repubblica Napoletana”. Forte di Vigliena fu abbandonato, finchè, nel 1891, grazie all’iniziativa dei parlamentari Imbriani e Villari, fu dichiarato Monumento Nazionale e fu restaurato. Tuttavia, nel 1906, una parte di esso fu demolita per lasciare spazio al panificio militare. In seguito è diventato anche “poligono di tiro”, ma attualmente è ridotto in uno stato di abbandono. Si narra che di notte, tra ciò che resta della fortezza, si odano lamenti e urla strazianti, sono le voci dei compatrioti che sacrificarono le loro stesse vite.