IL BAMBINO E LA SPERANZA CHE ESISTE ANCORA UN SENO
L’importanza dei rapporti umani e il tempo che le persone adulte riescono a dedicare ai bambini risultano fondamentali nella crescita e nel benessere dei nostri piccoli. Nell’espressione tipica dei bambini: ‘Vuoi giocare con me?’, è nascosto questo suo bisogno impellente e disperato e la volontà di attirare l’attenzione dell’adulto che dovrebbe dinanzi a questa richiesta di aiuto lasciar perdere qualsiasi cosa e dedicargli del tempo. Purtroppo il rapporto con i bambini oggi, risulta essere frammentato ed indebolito da molteplici fattori, poiché aumenta il tempo dedito al lavoro e se ci mettiamo anche il tempo ‘rubato’ dai social network, dai telefonini, dai tablet, il tempo che resta per stare con loro è veramente poco. Per il bambino il rapporto con l’adulto è di fondamentale importanza, lo stare con lui, giocare, ridere insieme, gli permette di crescere, conoscere, confrontarsi, immaginare il suo futuro e l’adulto che diventerà. Come ci ricorda lo psichiatra Massimo Fagioli: ‘Per l’essere umano che viene al mondo, il mondo non umano non esiste. Esiste soltanto il rapporto tra esseri umani’. Fin da quando viene alla luce il bambino va alla ricerca di questo rapporto che lo rassicura dinanzi all’impatto violento che lui ha venendo a contatto con un mondo fatto di luce e rumori, che rompe il silenzio e il buio dell’ambiente uterino. Come ricorda Fagioli:’ Il giungere alla luce sulla rètina provoca la realizzazione di una realtà non materiale denominata pulsione’. La pulsione è una reazione di difesa che annulla la realtà aggressiva del mondo non umano (luce, freddo, rumori), nel quale il bambino si trova all’improvviso immerso. Una volta scomparso questo stimolo intollerabile, dovuto ad una fusione della pulsione alla vitalità, il neonato comincia ad avere un’esistenza di sé, ma non perché ha una realizzazione cosciente del proprio corpo, ma per una reazione psichica che l’autore chiama ‘memoria-fantasia’, e che riproduce quella sensazione propria del contatto della pelle del feto con il liquido amniotico. Tutto ciò è alla base di quella che lo studioso chiama ‘intuizione-speranza che esiste un seno’ e che porterà il bambino a cercare l’altro, un’altra realtà umana nel rapporto per riprodurre quelle dolci sensazioni. E’ compito di noi adulti nutrire quotidianamente la speranza che quel seno esiste sempre anche quando crescono, camminano, corrono, parlano e ci chiedono: ‘Vuoi giocare con me?’
di Valeria Sangiorgi