di Mia Pockaj, Classe 3^ B. – “Waterworld” esce dalla fantascienza o dalla scienza del futuro per diventare un pericolo imminente, molto più ravvicinato e devastante di quanto possa essere stato finora immaginato! Data questa premessa proprio con tale scenario apocalittico la Terra potrebbe apparire alla visione ad un navigatore proveniente da un altro mondo tra qualche decennio e più precisamente nel 2050. Uno scenario davvero raccapricciante! Nel continente Asiatico il Vietnam del Sud sarà sommerso completamente dall’acqua. La città di Ho Chi Minh con i suoi 20 milioni di abitanti trasformata in una immensa isola come probabilmente è stata la vecchia Atlantide. Ma non è tutto: anche la Cina con la sua capitale economica Shanghai e 30 milioni di abitanti finirebbero sottacqua. Per restare nello stesso Continente la città più densamente popolata sulla costa occidentale dell’India, cioè Mombai, verrebbe inondata e la stessa sorte toccherebbe anche alla città di Bangkok insieme al 10% della Thailandia. Altro terribile scenario: molti centri storici da Alessandria a Bassora in Medio Oriente sarebbero completamente spazzati via. Non da meno sarà lo scenario che vedrà coinvolta l’Europa. La peggiore sorte spetterà alla Gran Bretagna che, per il livello di innalzamento dell’acqua provocato dagli Oceani, potrebbe ancora essere maggiore di quanto sia stato ipotizzato finora con peggiori conseguenze per la sua popolazione. Vediamo cosa accadrà all’Italia. Si conferma quanto già ipotizzato dall’allarme preannunciato per la costa di nord-ovest e la nostra città di Venezia. Ebbene quest’allarme è stato lanciato dall’organizzazione americana non profit ‘Climate Central’ che ha svolto un ampio studio di ricerca e pubblica informazione proprio nel settore della climatologia. Tale studio ha avuto la durata di ben tre anni dove, nel lavoro di ricerca, sono stati impiegati strumenti informatici di altissima precisione legati all’Intelligenza artificiale per l’elaborazione dei dati. Al termine di questo approfondito studio è stata ridisegnata la mappa con l’impatto che avverrà per l’effetto serra sugli Oceani e il conseguente scioglimento dei ghiacciai che provocherà un drammatico innalzamento del livello delle acque che devasterà i Continenti. E’ stato già detto più volte che è stato oltrepassato il punto di non ritorno dovuto principalmente al riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas ad effetto serra soprattutto per la CO2 e il metano che, per nostra sfortuna, rimangono nell’atmosfera per molti secoli. Per capire meglio: quello che attualmente disperdiamo nell’atmosfera purtroppo produrrà conseguenze sulla temperatura media globale del clima per lunghissimo tempo. In concreto lo studio ci fa capire che, anche se si riuscisse a centrare l’obiettivo fissato dalla Comunità Internazionale e cioè quello di mantenere il riscaldamento globale ad 1,5 gradi centigradi fino alla fine del secolo, purtroppo il livello dei mari continuerà a crescere per centinaia di anni. E’ stato così evidenziato che una parte del biossido di carbonio, che è stato prodotto dalle attività antropiche, purtroppo rimarrà nell’atmosfera per centinaia di anni. Quest’allarme era già stato lanciato già durante la COP 26 di Glasgow dal presidente e capo dei ricercatori della Climat Central, Ben Strauss che aveva detto che le conseguenze dannose si protrarranno sulle prossime cento generazioni. Sono state anche pubblicate delle immagini sulle quali è riportata la drammatica situazione, che è stata elaborata attraverso lo studio, la quale appunto prevede le inondazioni, provocate dai cambiamenti climatici, su alcune città dove appare un mondo stravolto dal riscaldamento globale! Tutto ciò è stato confermato nella recente COP 28 che si è tenuta presso Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023, dove si è ribadito che si devono trovare soluzioni per contrastare gli effetti del cambiamento climatico attuando delle risposte concrete e con forza per cercare di fermare l’innalzamento della temperatura globale entro 1,5°C. E’ stato, inoltre, dichiarato che il 2023 rimane l’anno più caldo mai registrato. Il COP28 si è chiuso con il bilancio globale dei progressi fatti verso i target di Parigi, il cosiddetto “Global Stocktake” che è il primo resoconto dell’impatto delle azioni per il clima adottate dai Paesi membri dell’UNFCC, includendo le verifiche delle strategie e della loro validità per raggiungere gli obiettivi. La speranza è che si possano mettere in pratica maggiori risorse per garantire migliori risultati perché da ciò dipenderà il futuro dei Paesi nei prossimi anni in relazione all’azione del clima.