I disturbi alimentari (DCA) sono patologie che affliggono principalmente il genere femminile. Sono dovute a disfunzioni del comportamento alimentare e all’eccessivo controllo del peso corporeo. Ciò danneggia la salute fisica e spesso la psiche dell’individuo. Se non vengono trattate in tempo possono compromettere la funzione quotidiana degli organi e degli apparati corporei. Il numero dei disturbi alimentari, dopo la pandemia, è aumentato del circa 36%, in particolare nelle zone occidentali, dove l’ideale della bellezza è rappresentato da forme perfette e magre. Si sviluppano nella maggior parte dei casi durante l’adolescenza o in età adulta e sono causati da stress e nervosismo. Ne esistono di diversi tipi ma il più diffuso è l’anoressia o la bulimia nervosa. La mente dell’individuo si sforza di mantenere il peso corporeo più basso possibile costringendo il corpo a diete pesanti, a un’immoderata attività fisica e talvolta al vomito. Si comincia talvolta con una semplice dieta e si arriva all’ossessione verso le calorie, al salto di pasti e all’assunzione di farmaci anoressanti che riducono la fame. Tali disturbi sono causa, inoltre, di depressione, alcolismo, autolesionismo, ansia, perdita di capelli, vertigini e pelle secca. Le persone afflitte da questa patologia hanno una visione distorta di sé stesse. Si vedono grasse quando in realtà non lo sono, non rendendosi conto infatti della gravità della situazione e non chiedendo aiuto. All’anoressia nervosa è collegata a una mortalità 5 o 10 volte maggiore di quella delle altre persone della stessa età e sesso, sia per gli effetti legati alla malnutrizione sia perché nei casi più estremi può portare al suicidio. Per questo va trattata con un percorso specifico per ogni caso. Si tratta di effettuare una terapia comportamentale, psicologica, alimentare e in alcuni casi medicinale. La più importante e duratura è quella psicologica, in quanto deve aiutare il paziente a cambiare le proprie abitudini alimentari dannose, in quelle salutari e, di conseguenza, migliorare anche gli aspetti relazionali e sociali. La terapia comportamentale invece aiuta il paziente ad identificare e cambiare l’idea di sé stessi e della vita che ci si è creati, che spinge a modificare la propria alimentazione o addirittura a rinunciare ad essa.