Het Dolhuys o Van de Geest, che significa “Il museo della mente”, è un museo nazionale di psichiatria ad Haarlem, nei Paesi Bassi. Il “Museo della Mente” è affascinato dall’opera d’arte presente all’interno della nostra testa, perché niente è così vario, unico, potente eppure così fragile come la mente umana. Attraverso i suoi programmi artistici e culturali, il museo aiuta a portare allo scoperto la salute mentale e la neuro diversità. Invita il visitatore a intraprendere una “ricerca della mente” lungo un percorso molto vario, con storie personali e tante opere d’arte, ma anche con informazioni sulla storia della psichiatria. Il “Museo della Mente” è diviso su due sedi, una ad Haarlem e una ad Amsterdam. Ad Haarlem si può scoprire di più sulla nostra mente e su quella degli altri, in modo interattivo, a Amsterdam si possono vedere mostre di arte internazionale, in cui gli artisti mostrano ciò che voglio trasmettere in un modo fantasioso e originale. il Museo è situato in un edificio medievale unico, un ospizio che per anni è rimasto fuori dalle mura della città di Haarlem, ospitando i “pazzi” e le persone affette da malattie contagiose come la peste e la lebbra. Il Museo sostiene fermamente un approccio inclusivo al suo argomento. Tutti contano, non ci sono distinzioni. Di fatto abbraccia la diversità nel modo in cui pensiamo e agiamo, e cerca di rimuovere lo stigma sulla salute mentale. Il museo sottolinea come ogni mente sia importante, come ognuna abbia il suo posto nel mondo. I pensieri vengono creati nel nostro cervello attraverso miliardi di cellule nervose che si connettono e si disconnettono. Questo processo biologico costituisce la base dello stile del museo. I punti sono neuroni che attraverso questo corso formano uno stile flessibile, che corrisponde ai principi del museo: associativo, emergente ed egualitario. Il logo, basato su un carattere variabile, permette di vedere il processo di formazione del pensiero. Da piccoli punti isolati si arriva a una connessione che forma lettere e significati molteplici. I punti possono essere utilizzati anche per illustrazioni su poster. Gli spettatori possono guardare attraverso i punti, metaforicamente, per scoprire qualcosa del Museo. È come leggere nella mente di qualcuno, come vedere un pezzo della sua anima. Anche la scelta del colore si basa sul cervello, composto dagli emisferi destro e sinistro, diversi e complementari. La tavolozza dei colori per il “Museo della Mente” è ampia. Il principio di base è che i colori dovrebbero sempre contrastare ma anche supportarsi a vicenda magnificamente e avere un rapporto tra loro armonioso, per fare un effetto maggiore all’occhio del singolo. Attraverso il loro lavoro, gli artisti mostrano in diverse sfumature le cose più interiori e impercettibili del loro essere, non preoccupandosi delle opinioni del mondo esterno. Questa straordinaria arte è realizzata da individui che, nella maggior parte dei casi, non sono realmente considerati artisti dalla società, ma che, attraverso le loro opere, dimostrano di esserlo più di altri. Il loro lavoro è autentico, non convenzionale e va controcorrente. Il Museo presenta delle pareti ricoperte di umanità e talento che suscitano forti emozioni che possano collegare tutte le menti e gli animi in un solo e unico momento, esattamente seguendo lo scopo del Museo stesso. Si entra in un mondo completamente nuovo e nelle folli “montagne russe” degli Outsider Artists, che a volte svolgono il loro lavoro in modo quasi maniacale. La parte più profonda e intima di questi artisti è spesso così piena che trabocca in una grande opera, così spaziosa, che a volte richiederebbe molto più che un piccolo foglio o una parete di una stanza. Questo Museo è la perfetta testimonianza dell’uomo “perfettibile”, immerso nell’imperfezione, che descrive la completezza dell’essere di qualcuno. “La mente cerca connessioni e significato nella forma. Il segno grafico del “punto” sta letteralmente a “unire i punti” che presi isolatamente non hanno senso, ma riuniti formano idee, parole, una nuova forma di linguaggio. Secondo Menno Cruijsen, Direttore artistico del Museo, “facendo coincidere forma e funzione, si crea un equilibrio tra contenuto e immaginazione.”