di Asia Esposito –
Oggi abbiamo assistito ad uno spettacolo riguardante la vita di un eroe: il giudice Giovanni Falcone. Un eroe è una persona che compie un’azione che non tutti sono capaci di compiere e lo fa per una giusta causa, per salvare una persona o più semplicemente per un senso di giustizia. Giovanni Falcone è un eroe che ha combattuto la mafia fino all’estremo sacrificio: la sua vita.
Giovanni Falcone nasce a Palermo il 18 Maggio 1939 nel rione Kalsa, lo stesso che ha visto nascere il suo grande amico Paolo Borsellino. Dopo aver frequentato il Liceo Classico, compie una breve esperienza presso l’accademia Navale di Livorno. Decide di tornare nella città natale per iscriversi alla facoltà di giurisprudenza. Falcone diventa magistrato nel 1964, a soli 25 anni. Si contraddistingue subito per il suo modo di operare sul territorio. Una delle sue regole era: “Segui i soldi e troverai la mafia”. Insieme ai giudici Paolo Borsellino, Antonio Caponnetto, Giuseppe Di Lello istituisce il cosiddetto “Pool anti mafia”, una squadra di magistrati che indaga sui fenomeni mafiosi. Il primo grande successo del giudice arriva il 16 Dicembre del 1987 con il “Maxiprocesso” di mafia. Dietro le sbarre 474 imputati tra boss e politici. Un grosso colpo impartito alla mafia che inizia a tessere trame sanguinose di vendetta. Infatti, il 21 Giugno 1989 Giovanni Falcone scampa miracolosamente al primo attentato. Il sospetto è che dietro questo attentato ci siano uomini di mafia. Il giudice Falcone è considerato dalla mafia una persona scomoda, da eliminare, come una pratica da archiviare subito. Quest’episodio di violenza però non intimorisce il giudice che va avanti nel suo lavoro con il suo grande spirito di lealtà e il forte senso di giustizia. Il 23 Maggio 1992, mentre Falcone percorre l’autostrada A29 in direzione Palermo, la sua Fiat Croma e quella della sua scorta vengono fatte esplodere nei pressi di Capaci con 500 kg di tritolo. Il giudice perde la vita insieme alla moglie Francesca Morvillo. Per l’attentato viene condannato il bosso mafioso Giovanni Brusca.
L’uomo Giovanni Falcone è morto, ma le sue idee e il suo impegno vivono ancora. Parlare di legalità, smascherare i truffatori e soprattutto non tacere i crimini per paura e quindi non piegarsi all’omertà, sono le chiavi per la lotta costante ed efficace alla mafia. Mi piace concludere con una sua citazione: “Che le cose siano così non vuol dire che debbano andare così, solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”.