//Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: due vite intrecciate, uno stesso destino di Sara Vigo 2A (Linguistico-tedesco)

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: due vite intrecciate, uno stesso destino di Sara Vigo 2A (Linguistico-tedesco)

di | 2023-01-17T00:58:17+01:00 17-1-2023 0:58|Alboscuole|0 Commenti
  Giovanni Falcone era un magistrato che si ricorda principalmente per la sua coraggiosa lotta contro la mafia. Nasce nel 1939, collabora con l’amico e collega Paolo Borsellino per combatterla e muore il 23 maggio 1992 per mano della criminalità organizzata siciliana. In un caldo sabato di maggio, alle 17:56, un’esplosione squarcia l’autostrada che collega l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo, nei pressi dell’uscita per Capaci. Ben 5 quintali di tritolo distruggono cento metri di asfalto e fanno letteralmente volare per aria le auto blindate. In questa data il magistrato stava tornando a casa da Roma, come faceva solitamente nei fine settimana, con la moglie Francesca Morvillo e l’autista giudiziario. La sua macchina si trovava tra due macchine della scorta composta da Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco di Cillo, dentro la prima macchina della fila, e gli agenti Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo nell’ultima macchina della coda.  Il sicario, Giovanni Brusca, rilasciato dopo 25 anni di carcere il 31-05-2021, aziona con le proprie mani la carica di tritolo posizionata in una galleria scavata sotto la strada. La macchina di Falcone si schianta sul muro di cemento e detriti causato dallo scoppio. L’autista giudiziario rimane illeso, gli agenti della prima automobile muoiono sul colpo mentre quelli dell’ultima sono feriti ma non in pericolo di vita. Il magistrato muore durante il trasporto in ospedale a causa di un trauma cranico e diverse lesioni interne, la moglie muore in ospedale alle 22:00. Il 25 maggio 1992 si svolgono i funerali delle vittime e la moglie dell’agente Schifani chiede giustizia, si rivolge ai mafiosi e li perdona ma a patto che cambino, anche se sa che loro non sono disposti a farlo. Il 19 luglio, 57 giorni dopo la morte di Falcone, il magistrato Paolo Borsellino, impegnato anche lui nella lotta alle cosche, viene ucciso mentre va a trovare la madre in via Mariano D’Amelio, a Palermo. Sono le 16:58 quando un’altra tremenda esplosione, questa volta in piena città, toglie violentemente la vita al magistrato e ai cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Le vite di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono intrecciate fin dalla più tenera età. Entrambi erano originari di Palermo, entrambi erano cresciuti nella Kalsa, l’antico quartiere di origine araba di Palermo, abitavano a poche decine di metri di distanza l’uno dall’altro ed erano amici fin da bambini. Stesso liceo, stessa laurea, entrambi studenti modello, entrambi con gli stessi ideali di giustizia ed equità. Per questo entrano a far parte del pool antimafia. Il maxi-processo, con ben 475 imputati, è stato il più grande attacco alla mafia mai condotto in Italia. Ha avuto inizio il 10 febbraio 1986 e si è concluso il 16 dicembre 1987 con 360 condanne e 114 assoluzioni segnando per sempre il destino dei due magistrati.