Serena D’Angio’ II B Tutti conosciamo il nome di Frankenstein, per sentito dire o per aver visto una delle sue trasposizioni cinematografiche. Ma chi era il Frankenstein originale nato dalla penna della diciottenne Mary Shelley? Sono molte le persone che associano il nome Frankenstein al mostro: in realtà, leggendo il libro, una delle cose che stupiscono il lettore fin dalle prime pagine è che il nome Frankenstein non è collegato al mostro ma al dottore che lo ha creato. Questo libro ha origine in una piovosa giornata del 1816 quando i coniugi Shelley, ospiti dell’illustre Lord Byron, decisero di prendere parte ad una competizione letteraria che prevedeva la stesura di una storia dall’atmosfera gotica. Così da una gara ideata per gioco ha origine uno dei capolavori della narrativa gotica e fantasy. Victor Frankenstein era nato a Ginevra e fin da piccolo aveva dimostrato una passione per gli autori antichi come l’alchimista Nicolas Flamel che aveva dedicato la sua vita per la ricerca di un antidoto alla morte: la pietra filosofale. Sulla base di queste sue passioni, quando era giunto il tempo di lasciare Ginevra per frequentare l’università di Ingolstadt in Germania, aveva coltivato un’ idea spaventosa ovvero quella di riuscire a creare un essere vivente con le sue mani. Per inseguire questo folle sogno egli ricorda con rimpianto di aver trascorso molte notti insonni e di essersi aggirato nei cimiteri per studiare la decomposizione dei corpi umani. Quando alla fine in una notte tenebrosa la sua creatura aveva finalmente preso vita, lui stesso ne era rimasto sconcertato: la figura aveva una forza e una grandezza sovrumana e appena creata, era fuggita nella notte. Il Dr. Frankenstein incontrerà la sua creatura solo qualche anno dopo in Svizzera e deciderà subito di vendicarsi per gli omicidi che questa aveva commesso ma “ il mostro” lo pregherà di ascoltare la sua storia prima di prendere qualsiasi decisone. Il Dr. Frankenstein è costretto quindi ad accettare. La creatura spiega che quando aveva preso vita non sapeva cosa fare in quanto non aveva avuto un padre o una madre che gli avessero insegnato come camminare o parlare, quindi per alcuni giorni aveva vagato fino a quando non era arrivato in un bosco e vi aveva trovato rifugio. Solo osservando le persone “il mostro” aveva imparato come leggere, parlare e sostenere una conversazione. Inizialmente “il mostro” era infatti una creatura gentile pacata e buona che non aveva cattive intenzioni ma voleva solo essere accettato dagli uomini. Ogni suo tentativo però si era dimostrato vano perché le persone si erano basate solo sul suo aspetto esteriore e lui non aveva avuto nemmeno il tempo di parlare che tutti urlavano, fuggivano o lo colpivano con ciò che avevano a tiro. Dopo aver sopportato tremende umiliazioni “il mostro” aveva sviluppato tutta la sua rabbia, attribuendo la sua sciagura principale al fatto di essere stato abbandonato e disprezzato dal suo stesso creatore. “Se sono crudele è solo perché sono infelice. Non sono forse disprezzato e odiato da tutta l’umanità? Tu stesso, che sei il mio creatore, saresti pronto a farmi a pezzi e a esserne orgoglioso […] Perché dovrei io, dunque, rispettare l’uomo che mi condanna? Se lui vivesse accanto a me in un regime di mutuo e benevolo scambio, invece del male io gli offrirei tutto ciò che di buono c’è in me e verserei lacrime di gratitudine ogni volta che fosse pronto ad accettare i miei doni”. In questo libro molto interessante, Mary Shelley affronta temi estremamente attuali: il tema del pregiudizio perché la creatura viene considerata dagli uomini, con i quali cerca di avere contatti, pericolosa e malvagia ancora prima di essere conosciuta, solo perché diversa. L’autrice si sofferma sull’aspetto emotivo del “mostro” descrivendone la solitudine che prova, ma soprattutto il senso di abbandono verso colui che lo ha creato: la società in cui viviamo infatti giudica le persone dalle apparenze e vede il diverso come una cosa sbagliata, da debellare. Inoltre facendo riferimento al titolo originale del libro, “Frankenstein o il moderno Prometeo”, risulta evidente il legame con la mitologia e il tema della disobbedienza. Infatti così come Prometeo aveva osato sfidare gli dei e le loro leggi inviolabili donando il fuoco agli uomini e salvandoli dalle tenebre e dall’oscurità, così il Dottor Frankenstein aveva sfidato le leggi della natura cercando di eguagliare Dio nel suo compito di creatore unico di vita. Eppure tutto ha un prezzo…