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FAST FASHION

di | 2019-05-19T22:47:56+02:00 19-5-2019 22:47|Alboscuole|0 Commenti
di BRENDA ADRIAM COSTA DE MEDEIROS – Zara è stata l’artefice della nuova tendenza denominata Fast Fashion, seguita subito dopo da Benetton e da altre grandi catene di distribuzione. Il principale obiettivo della Fast Fashion è produrre un capo nel modo più veloce possibile, anche a costo di farlo passare per moda ‘usa e getta’. Quando si parla di moda veloce, si parla anche di processi produttivi che vengono attuati nell’arco di poche settimane a livelli molto alti come numero di capi. È naturale che a certi livelli produttivi non ci sia tempo per controllare la qualità dei prodotti sin dal taglio dei capi. Ecco perché spesso quando provi un capo Fast Fashion veste male, oppure è pieno di difetti. Da qui il costo modesto di questo tipo di moda che purtroppo non appartiene alla cultura fashion.  Le tendenze cambiano velocemente e così i gusti dei consumatori, pertanto anche i capi in vendita subiscono trasformazioni continue, proprio per assecondare il fluire della moda e delle tendenze del momento. Tutto questo, significa che producendo nuove collezioni, s’invogliano i consumatori a comprare di più. Ma non è solo questo il problema. L’industria tessile è la più inquinante al mondo, soprattutto a causa della Fast Fashion, la quale utilizza procedimenti e metodologie di lavorazione poco orientati all’ambiente e alla sua tutela. Basti pensare, per esempio, alle tinture dei tessuti contenenti componenti cancerogeni per l’uomo oppure alle materie prime utilizzate per realizzare un tessuto di dubbia provenienza e dalla lavorazione incerta. La Fast Fashion non utilizza nessuno dei tessuti ecologici attualmente in commercio, ma per impedire che il danno ambientale diventi irreparabile e che il mondo della moda ne sia causa, alcuni marchi, come H&M, hanno ideato delle campagne di ritiro di abiti usati in cambio di sconti sugli acquisti. Alcuni abiti usati raccolti nei punti vendita verranno riutilizzati per creare nuovi tessuti, mentre altri saranno smaltiti. Queste iniziative hanno incontrato un notevole successo di pubblico, perché il consumatore ha la possibilità di acquistare nuovo abbigliamento scontato, mentre le società smaltiscono le loro produzioni Fast Fashion consentendo di tenere sempre in moto un mercato dinamico. Li Edelkoort, una delle opinioniste di moda più influenti del pianeta, ha scritto il manifesto anti-fashion, dove l’intero movimento della moda sostenibile chiede una moda etica e più responsabile che utilizzi materiali organici, fibre naturali o materie prime di qualità, puntando su abiti la cui durata sia più lunga di una sola stagione. Probabilmente resterà un sogno, ma un giorno potrebbero suonare le sirene e qualcuno dirà: “Fermate tutte le industrie, perché la terra sta morendo!”.