“Di quando in quando, ora in questo, ora in quel quartiere, a qualcheduno s’attaccava, qualcheduno ne moriva: e la radezza stessa de’ casi allontanava il sospetto della verità… ma sul finire del mese di marzo, cominciarono… a farsi frequenti le malattie, le morti… con quelle insegne funeste di lividi e di bubboni; morti per lo più celeri, violente, non di rado repentine, senza alcun indizio antecedente di malattia.” A. Manzoni
Siamo nel 1630 e la peste dilaga e uccide. L’ Italia, in particolare il nord, versa in pessime condizioni, perché ogni epidemia, si sa, porta con sé morti, carestia, crimine.
Siamo nel 2020 e ci ritroviamo a dover affrontare di nuovo questa problematica: in quest’epoca, stiamo vivendo in modo diverso la pandemia del Coronavirus, anche grazie alla tecnologia e al nostro sviluppo a livello sanitario e non. Quindi, non si può effettivamente paragonare l’epidemia di peste del 1600 alla nostra attuale situazione anche se c’è una cosa che accomuna le due epoche e le due epidemie: l’assoluta incapacità dell’uomo e, di conseguenza, dei capi di Stato, di affrontare simili emergenze e per certi versi, un’epidemia è paragonabile ad un terremoto, uno tzunami, contro cui l’essere umano non può nulla.
Per millenni noi esseri umani abbiamo vissuto come legittimi proprietari in un mondo che abbiamo incendiato, deforestato, sfruttato ed inquinato e che sembra volerci ripagare, adesso come durante la storia trascorsa.
Leggendo le descrizioni di Manzoni, tutto sembra riconducibile alle problematiche che il nostro Stato sta affrontando; ad esempio Manzoni ci descrive la disorganizzazione degli ospedali (i lazzaretti) dove mancavano strutture adeguate e posti per sistemare i malati oppure ci parla delle norme da parte di coloro che non presentavano la malattia, la tendenza a minimizzare, la mancanza di collaborazione fra le istituzioni…Ma quali sono i problemi di oggi?
Sembra che anni di studi e di progresso non siano serviti a nulla: la mentalità dell’essere umano non è cambiata. Assistiamo ad arresti di persone che cercano di lucrare su questa pandemia, vendendo mascherine protettive contraffatte, persone che non rispettano le norme facendo cene e grigliate in compagnia, non sapendo che, in questo modo, non fanno altro che mettere in pericolo la loro “vita” e soprattutto la vita dei propri cari; assistiamo a personale medico che abbandona persone anziane in case di cura e scappa in preda al panico. Continuamente veniamo inondati, attraverso i media da notizie riguardanti l’epidemia: giornalisti che sembrano in preda ad una fase adolescenziale della loro vita, che cercano continuamente di emergere, non perdendo l’occasione di bombardarci di fake news, col solo intento di fare guadagno su questa situazione.
Infine ci ritroviamo in mano a politici che si insultano tra loro, stanno li a trovare il modo e l’argomento migliore per tentare di attaccare e squalificare l’avversario politico. E’ questa la politica? E’ questo il modo in cui si tenta di affrontare questa pandemia? dandosi le colpe a vicenda?
A questo punto, mi sorge una domanda: ci siamo davvero evoluti? Le cose sono davvero cambiate dal 1630? A livello materiale, indubbiamente la risposta è sì: abbiamo sostituito i Lazzaretti con gli ospedali, abbiamo inventato macchine e farmaci in grado di curarci e di farci stare meglio…ma è davvero questa l’unica evoluzione di cui avevamo bisogno? A mio parere: no, il nostro genere (IL GENERE UMANO) aveva bisogno di un’evoluzione a livello etico, a livello morale e comportamentale, ma pare che questo non sia mai successo e mai potrà succedere. Nel mondo esisteranno sempre i buoni e i cattivi, i potenti e gli approfittatori… ma non per questo dobbiamo privarci di un qualcosa che è essenziale per noi in questo momento: la Speranza, la Fiducia, la fiducia in noi stessi e negli altri, la fiducia nei medici, negli infermieri ma anche in tutte le persone che stanno lavorando in maniera onesta, unite e armate di buonsenso. Insieme riusciremo a debellare questa malattia proprio come ci sono riuscite le persone nel 1630.
“non sapendo dove battere il capo, i potenti pensarono di rivolgersi ai cappuccini…E perciò l’opera e il cuore di qué frati meritano che se ne faccia memoria, con ammirazione, con tenerezza, con quella specie di gratitudine che è dovuta, come in solido, per i gran servizi resi da uomini a uomini, e più dovuta a quelli che non se la propongono per ricompensa”. A. Manzoni
Questa citazione di Manzoni è la prova che esisteranno sempre persone che si ribelleranno ai potenti, che combatteranno gli approfittatori, che faranno il loro bene ed il bene degli altri, e queste persone abbiamo l’obbligo di essere noi, perché dal comportamento di ciascuno di noi dipende sopravvivenza di tutta l’umanità.
Agostino Zarrella IV F
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