di Alessandra Bosco – Oggi stiamo vivendo una pagina piuttosto crudele della nostra storia a causa di una malattia infettiva chiamata “COVID-19” o, più comunemente, “Coronavirus”.
Questa pandemia può causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie e ,al momento, non esiste un vaccino per prevenire la malattia da Coronavirus, ma noi, popolo italiano, possiamo evitare di trasmettere il virus ad altre persone con delle accurate prevenzioni.
La più importante è, sicuramente, il distanziamento sociale, stare a casa e uscire esclusivamente per situazioni di necessità per evitare il contagio.
Leggendo “ I Promessi Sposi”, trovo che si può certo confrontare questa situazione alla peste del 1630 documentataci dal Manzoni.
L’epidemia del 1600 si propagò facilmente anche grazie allo stato di estrema povertà in cui il popolo si trovava dopo due anni di terribile carestia, e in seguito a movimenti di truppe e saccheggi avvenuti nell’ambito della guerra per la successione al potere di Mantova, che vedeva la Spagna opposta alla Francia.
Ci sono certamente degli elementi che accomunano le due epoche e le due epidemie: innanzitutto l’assoluta incapacità dell’uomo e, di conseguenza, dei capi di Stato, di affrontare simili emergenze.
L’epidemia, infatti, è come un terremoto, uno tsunami contro cui l’essere umano non può nulla.
Anche in questo periodo storico l’uomo è impotente ma, a differenza del passato, grazie alla scienza che ha fatto grandi passi in avanti, e oggi può dirsi a nostro favore, riesce a capire il fenomeno e contrastarlo fino a poterlo debellare in un prossimo futuro.
Un’ altra analogia che possiamo riscontrare è la diffusione di false notizie che aumentano in periodi come questi poiché le persone, preoccupate dalla gravità della situazione, si aggrappano all’informazione che viene trasmessa nella speranza che annunci il miglioramento.
Oggi, la velocità con cui le notizie vengono diffuse in rete obbliga il cittadino a controllare che non si tratti di una fake-news, cosa che nel passato con la mancanza di mezzi a disposizione poteva apparire più difficile e per questo l’informazione, qualsiasi essa fosse, agli occhi della popolazione appariva come vera.
Manzoni nei Promessi Sposi ci ha descritto benissimo la diffusione di notizie false: tra queste, il simbolo della peste, gli “untori”.
Quest’ultimo è il termine usato per indicare chi diffondesse volontariamente il morbo della peste spalmando in luoghi pubblici appositi unguenti venefici, secondo la credenza.
Aggiungerei che alle “fake-news” che circolavano nel popolino le persone colte dell’epoca sicuramente non ci credevano e per questo ritenevano sconveniente parlarne.
Nella società moderna, invece, le fake-news sono diventate uno strumento di controllo di massa. Idee senza senso e senza fondamento, non scientifiche, sono messe in circolazione.
Oggi la rete è un calderone di notizie che incorporano tutto e anche la scienza diventa strumento di notizie false per la distrazione di massa.
In periodi come questi non manca la gente malvivente che ne approfitta a scopo personale.
A quel tempo queste persone erano i monatti, servitori pubblici addetti ai servizi più penosi e pericolosi della pestilenza: togliere dalle case, dal Lazzaretto, i cadaveri, condurli sui carri, sotterrarli e bruciare la roba infetta e sospetta. Il loro lavoro poteva definirsi lodevole se non fosse per quello che si celava dietro: approfittavano della situazione facendo pagare il proprio lavoro a costi elevati e saccheggiavano le case.
Una situazione analoga si è creata adesso con la messa in vendita ad un prezzo esorbitante di mascherine o di solventi a base alcolica, tuttora quasi introvabili.
Per non parlare di coloro che girano per le case con la giustificazione di eseguire un tampone a titolo gratuito trafugando oggetti e beni nelle case private.
Inoltre, in Italia inizialmente il “nostro” virus si è sviluppato a Codogno, in provincia di Lodi e in ugual modo la peste “del Manzoni” è maturata inizialmente a Milano e solo successivamente si è propagata in tutta Italia.
Rispetto al periodo di peste, fortunatamente oggi la sanità è presente in modo più efficace rispetto al passato, tuttavia in certe zone d’Italia è ancora carente, motivo per cui sono state avviate delle donazioni e assunti molti operatori sanitari.
Concludo col dire che tra la gente c’è sempre stata molta freddezza, non si crede più allo Stato, non si professa più la fede e non si leggono più i giornali, siamo tutti immersi a sentire l’ultimo pettegolezzo e la solitudine dell’anima è sempre più presente e questo è grave.
Forse la pandemia ci è servita anche a renderci conto “di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda” e paradossalmente ci troviamo tutti più vicini citando le parole del Papa che si sta mostrando, insieme al resto della Chiesa, ancora più vicino al Paese così come hanno fatto nel periodo di peste molti chierici.
Come mostrano questa vicinanza essendo fisicamente lontani?
Invitando tutti coloro che lo desiderano a dire una preghiera con la speranza che questa epidemia finisca al più presto.