di- Adriana Ventrella IIIB
Oggi 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, mi piace immaginare che sia Malala Yousaftzai in persona a raccontarci la sua storia.
– Quella mattina ero più allegria del solito. Era un martedì, il 9 ottobre 2012.
Ricordo bene cosa stavo pensando, mentre attraversavo un vicolo stretto e fangoso a bordo di un risciò tutto sporco, che ogni giorno accompagnava me e le mie amiche a scuola a Mingora , in Pakistan. Pensavo al mio blog.
Avevo cominciato da poco a raccontare le mie giornate sul web e già moltissime persone mi seguivano. Sapevo anche che a parecchi dava fastidio che io mi esponessi così tanto, parlando dei diritti civili e del diritto all’istruzione delle donne. Ma a quel tempo non mi preoccupavo,sentivo che stavo facendo la cosa giusta e che qualcosa cominciava a cambiare nel cuore di molti.
Ma ritorniamo a parlare di quel giorno. Arrivate fuori scuola, io e le mie amiche ci fermammo un attimo a osservare il portone in ottone decorato ; la nostra scuola non aveva nessuna insegna, da quando i talebani avevano occupato il paese.
Era meglio tenere un basso profilo e non farsi notare .
Dietro quel muro, per me e le mie amiche, c’era la libertà dal velo e da tutto ciò che la società ci aveva imposto. Entravamo in quel magico mondo, salendo i gradini a due a due per la gioia; in cima alle scale c’era una terrazza, su cui affacciavano le porte delle aule. Entrate nella nostra aula,posavamo gli zaini a terra e ne uscivamo subito dopo, per prepararci all’adunata mattutina.
Ero orgogliosa di quella scuola ,perché a fondarla era stato proprio mio padre prima che io nascesse.
Finita l’adunata, rientravamo in classe e cominciavano le lezioni. A differenza di molti che alla mia età detestano studiare e andare e a scuola, io l’amavo e la amo: l’odore dei libri, le mille parole che uscivano dalla mia bocca, la sicurezza che avevo quando stringevo una penna nel palmo della mano e cominciavo a scrivere:tutto per me era meraviglioso! Ogni volta che finivano le ore di scuola, mi sentivo come un vuoto dentro. Anche quel giorno le ore erano volate e in pochi minuti ero già nel pulmino per tornare a casa. Le porte si stavano chiudendo, quando si materializzò un uomo di media statura, robusto, con un cappuccio che gli copriva il volto.
Iniziò a guardarsi intorno velocemente e, solo quando posò gli occhi su di me , mi accorsi della pistola che brandiva. Alzò il braccio, puntò l’arma su di me, poi tirò il grilletto. Sentii un dolore inimmaginabile, gli attimi successivi furono molto confusi per me. Ricordo solo i volti dei miei genitori che piangevano disperati e poi nulla,non ricordo più nulla….
Quando mi risvegliai ero in ospedale, su un lettino,sentivo delle voci,ma non capivo cosa stessero dicendo. Mi sembrava che parlassero in inglese, ma non ne ero certa.
Due minuti dopo il mio risveglio, arrivarono correndo i miei genitori ed i miei fratelli. Mi spiegarono , tra le lacrime e gli abbracci, che qualcuno mi aveva ferito al collo ma che,per fortuna, ero sopravvissuta.
“Era un talebano – mi dissero -l’hanno arrestato, ti ha fatto del male per il tuo blog!”
Scoprii poi che mi trovavo in Inghilterra, paese dove vivo ancora oggi. Con il passare del tempo,le mie condizioni di salute migliorarono,fui dimessa dall’ospedale ed iniziai a frequentare la scuola inglese. Continuai ad espormi sui social network fin quando in tanti conobbero la mia storia e la mia fama aumentò.
Ho avuto l’onore di partecipare nel 2013 ad una riunione dell’Onu a New York .
Qui ,finalmente, anche se con un breve intervento,ho potuto parlare della tante donne nel mondo che non hanno diritti. Nel 2014 ,ancora non mi sembra vero, ho addirittura ricevuto il Premio Nobel per la Pace!
Ho aperto anche una pagina Twitter, dove ho continuato a parlare della drammatica questione femminile ed in particolare delle 200 ragazze rapite in Nigeria mentre andavano a scuola:Bring back our girls”.
Oggi più che mai,credo fermamente che il mondo debba e possa essere cambiato e che ,in esso,le donne debbano avere un ruolo attivo e decisivo.
“Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne,sono le nostre armi più potenti.
Un bambino,un insegnante,un libro e una penna possono cambiare il mondo.-
Malala,una donna