Cinquantesimo giorno di quarantena…
Caro Diario,
oramai non so più come riempire le ore monotone del pomeriggio. Prima il tempo volava e le lancette correvano ogni giorno più veloce, ma adesso ogni minuto fa a gara con l’altro per chi passa più lentamente.
Un po’ studio, un po’ leggo, un po’ dormo ma come al solito nulla di eccitante, me ne sto a casa come di regola, senza mettere piede fuori; al telegiornale continuano a ripetere che possiamo salvare il mondo, ma dobbiamo farlo restando tranquilli sul divano.
I miei genitori, che sono medici, si stanno organizzando per alternare i loro turni. Oggi mia madre è rimasta a casa, mentre mio padre è tornato verso le sei.
Nel pomeriggio, dopo aver studiato, la noia come al solito si è fatta sentire, così, approfittando della presenza di mia madre, ho deciso di chiacchierare un po’ con lei, giusto per riempire quelle lunghe ore. Volevo che mi raccontasse qualcosa, magari di qualche avventura vissuta da bambina, dei ricordi d’infanzia, qualunque storia sarebbe stata meglio di restare sul letto a fissare il soffitto.
Beh, quando gliel’ho chiesto, non pensavo ne sarebbe uscita fuori una storia talmente affascinante!
Vedi, caro diario, devi sapere che io ho degli amici, degli amici molto importanti con cui condivido i miei migliori ricordi d’infanzia. Sono come fratelli, li conosco da sempre, siamo cresciuti insieme, ma mai avrei potuto immaginare che la storia dei nostri genitori fosse così particolare, così piena di coincidenze.
E’ proprio di questo che oggi ho deciso di scriverti! Ma,a pensarci bene, perché non partire dal principio di questa meravigliosa storia d’amicizia?
Mia madre ha incontrato per la prima volta Piero, il padre di Chiara, al quarto ginnasio.
Frequentavano la stessa classe, ma non avevano un vero e proprio rapporto, erano diversi, Piero rientrava fra quelli che passavano l’intero pomeriggio per strada, con gli amici a divertirsi e fare tutto tranne che studiare, inoltre praticava Judo a livello agonistico e spesso era fuori per gare e concorsi; mia madre invece cercava di fare il possibile per eccellere, certo anche lei si divertiva a modo suo ,ma non amava perdere il controllo.
Fatto sta che Piero dovette ripetere l’anno e mia madre invece lo passò con ottimi risultati.
Nella nuova classe Piero conobbe Carla, una ragazzina semplice, ricca di sogni, intelligente e saggia. Divennero da subito grandi amici, erano felici insieme e, per tutti coloro che pensano che l’amicizia fra maschi e femmine crescendo si trasforma inevitabilmente in amore, beh devo confessare che stavolta avevate ragione: Piero e Carla, infatti, al quinto anno di liceo si sono fidanzati, poi il destino ha giocato a loro favore, così alla fine si sono ritrovati all’altare a scambiarsi le fedi!
Dopo il liceo mia madre decise di iscriversi alla facoltà di medicina della Federico secondo, il così detto “Nuovo Policlinico”. Era sempre stato un suo sogno studiare il corpo umano ed arrivare a comprendere ogni angolo remoto del meccanismo che lo governa. È proprio in quell’antica struttura, in quell’Università ristrutturata da poco, che ha luogo la loro storia, una storia intrinseca di amicizia, amore e felicità.
È stato durante i primi anni all’università che ha conosciuto una ragazza molto simile a lei, con gli stessi obiettivi, simpatica e gentile, si trovarono subito in sintonia e ben presto divennero amiche inseparabili. Si chiamava Antonietta, era giovane, alta e molto bella. Le era stata accanto in momenti difficili, ma avevano condiviso anche attimi indimenticabili. Aveva finalmente trovato un’amica, con cui trascorrere gli interi pomeriggi a studiare per prepararsi ad esami apparentemente impossibili, condividendo ogni ansia, ogni sensazione…
Antonietta viveva in un paesino distante un’ora dall’Università, così spesso si trovava a studiare a casa di mia madre, inoltre, insieme ogni mattina giravano Napoli, lei amava il lungomare napoletano, ci passavano quasi ogni giorno, che fosse stato nel freddo gelido di gennaio o nel caldo secco di agosto.
Insieme vissero gli anni migliori della loro vita…
Al quarto anno di Università, quando scelsero il reparto di Nefrologia, mia madre ed Antonietta conobbero quella che poi sarebbe diventata la terza componente del loro gruppo: Carla. E si, caro diario, hai indovinato, è proprio la stessa Carla di cui ti ho parlato prima, la fidanzata di Piero.
Erano un Trio perfetto, Antonietta era la sognatrice, l’utopista, Carla era la saggia, sapeva tutto su tutti e dava i consigli migliori ( ancora oggi è così ) ed infine mia madre, quella con i piedi per terra, la realistica, la pragmatica. Divise avevano tanti difetti, ma insieme erano speciali, si completavano, cacciavano fuori l’una il meglio dell’altra.
Crescendo cominciarono anche a condividere i primi amori seri, quei sentimenti così diversi e particolari che solo l’amore riesce a donare. Carla, come si può immaginare, era felicemente fidanzata con Piero; Antonietta, invece, era innamorata pazza di un uomo del suo paese, Claudio. Costui era un ragazzo poco affidabile, ribelle e le spezzò il cuore molte volte, tant’è che sia mia madre che Carla cercarono di far in modo che Antonietta lo lasciasse. D’altronde il compito degli amici è proprio quello: riparare lì dove tutti gli altri hanno ferito.
Infine, mia madre, era fidanzata con un bel ragazzo, si chiamava Paolo, era alto, biondo, con gli occhi chiari, educato, gentile e romantico; ma vedi,caro diario, il loro non era vero amore e con il tempo si consumò.
Carla ci impiegò tanto tempo per far capire alle sue due amiche che quei ragazzi non le avrebbero potuto rendere felici, ma alla fine ci riuscì: entrambe aprirono gli occhi e decisero di allontanarsi da quelle relazioni che certamente erano state importati e ricche di amore, ma non valeva più la pena continuarle.
Da quel momento sia Antonietta che mia madre, si sentirono più libere, aperte a nuove amicizie e chissà forse anche a nuovi amori.
Conobbero dopo poco tempo Felice , l’attuale marito di Antonietta, e mio padre che era da poco tornato dall’America, dopo avervi vissuto per circa due anni. Con il tempo poi tutto è cominciato ad andare nel verso giusto, con i mesi e gli anni quei ragazzi giovani e sempre pronti a divertirsi sono maturati e hanno cominciato a guardare la vita con occhi diversi, più maturi, più lungimiranti ma credendo sempre nel destino, che li ha riuniti ogni volta. Infatti,dopo tante difficoltà ,loro si sono trovati, alla fine di tutto,sempre insieme.
Penso sia stata la loro storia, la felicità nel vederli sorridere assieme, ad aver insegnato a noi, che siamo i loro figli, a credere nell’amicizia, in quella vera!
“I veri amici condividono anche il silenzio. I veri amici si prendono sempre cura uno dell’altro. I veri amici condividono i sogni e le speranze.” (Luis Sepúlveda)