Caro diario,
è da un po’ che non ti scrivo e quindi ti voglio raccontare cosa sto facendo in questi giorni in cui non si può uscire.
È già da un mese che sono a casa senza andare a scuola e così ho pensato di scriverti, per poi rileggere queste pagine tra qualche anno e ricordarmi di questi momenti.
Le mie giornate sono quasi tutte uguali: la mattina ho le video lezioni con alcuni dei professori e sembra proprio di essere a scuola, non ci danno un po’ di respiro; dopo pranzo ritorno a studiare e, nei pomeriggi in cui finisco presto, faccio delle lezioni on line con le mie maestre di danza ed i miei compagni, oppure mi diverto a preparare dei dolci, che a volte vengono proprio buoni!
Queste, più o meno, sono le mie giornate!
Una di queste sere, in cui mi sentivo particolarmente triste, mia madre mi ha raccontato una sua esperienza, in un certo senso simile a quella che stiamo vivendo ora.
Caro diario, devi sapere che lei e la sua famiglia sono di Pozzuoli, un elemento fondamentale per ciò che ora ti racconterò.
Nell’ottobre del 1984 ci furono violente scosse di bradisismo a Pozzuoli, tali che tutta la cittadina fu completamente chiusa: gli uffici, i negozi, i ristoranti. Non si poteva più restare nelle proprie case e tutti furono obbligati ad andarsene. Un po’ come stiamo vivendo noi ora, dove Napoli,sembra una città fantasma.
Mia madre, con i miei nonni e mio zio, furono tra i fortunati, perché riuscirono a trovare ospitalità a Napoli, presso un convento a Corso Vittorio Emanuele.
Lì vivevano in un’unica grande stanza, comoda, che fungeva da casa, anche se avevano la cucina e il salone in altre due grandi stanze, condivisi con altri ospiti, tra essi vi erano anche alcuni loro amici.
Questo periodo di precarietà durò circa un anno. Per mia madre quello fu un periodo triste da un lato, perché aveva abbandonato la sua casa, i suoi amici di scuola e d’infanzia, dall’altro fu un periodo di vita nuovo, diverso, dove si condividevano i pranzi, le cene ed i pomeriggi con gli ospiti del convento.
Lì, durante le serate invernali, piene di silenzi, visto che erano in un convento, mia madre ha imparato insieme ad una sua cara amica a lavorare a maglia, creando così dei maglioni bellissimi, che tutt’oggi, per ricordo a volte indossa.
In quel periodo conobbe una coppia molto diversa dai canoni normali di famiglia: lui era un ingegnere, nonché professore, lei, molto più giovane, una professoressa di italiano, che studiava medicina per passione. Lei si chiamava Coca, da Carmela, e lui Memore: due personaggi simpatici, affascinanti e colti. Mia madre fu molto attratta da questa donna un po’ sopra le righe che la incoraggiava molto, in un momento difficile della sua vita.
Coca la incoraggiava ad uscire, a conoscere nuove persone, a vedere il mondo senza pregiudizi e a sentirsi libera. Questa amicizia fu molto importante per mia madre, perché riuscì a trasformare un momento buio, in un momento di luce, di novità e di conoscenza.
La permanenza in quel convento durò fino al mese di giugno. Con tutta la sua famiglia rientrò definitivamente nella casa a Pozzuoli solo a settembre, dopo le vacanze ad Ischia.
Quella parentesi vissuta a Napoli in quel convento, mia madre me l’ ha descritta come se fosse un momento sospeso della sua esistenza, una vita dentro la sua vita normale, grazie a cui lei è diventata sicuramente più forte e determinata.
In effetti, caro diario, quella sua esperienza , mi fa pensare che questo mio momento di vita reclusa, anche se a volte opprimente, sarà comunque un’esperienza positiva per la mia crescita.
Positiva, perché oggi ho imparato ad utilizzare i social per studiare, perché riesco a non disperdere le mie energie concentrandomi su quello che devo fare. Ma soprattutto ho capito quanto sia importante soffermarsi sulle cose importanti e non su quelle futili, che normalmente fanno parte della nostra quotidianità.
Tutto sommato, caro diario, la situazione che stiamo vivendo, anche se difficile, noiosa e stancante, può essere affrontata in maniera tranquilla, vivendo le nostre giornate con serenità, sorrisi, chat con gli amici .Personalmente, inoltre, mi sto godendo in pieno la quotidianità con i miei genitori che, nella vita normale, vedo solo la sera.
Immagino che anche io, così come mia madre oggi, un giorno racconterò con il sorriso ed anche con un po’ di amarezza, questi solitari e stravaganti giorni di vita vissuta…
A prestissimo ,amico mio