a cura di Alisa Mullahi – classe II A – scuola Secondaria di I grado –
Mi sono trasferita da poco insieme alla mia famiglia a Perugia. Inutile dire che l’ho sentita nominare ma che non l’ho mai visitata. Infatti, quando sono arrivata, sono rimasta stupita dalla grandezza della città, dalle innumerevoli strade e persone che vi camminano. Per fortuna che, a pochi passi da casa mia, abita mia cugina, così posso farmi guidare in un tour da lei per evitare che mi perda.
Una volta sistemate tutte le cose al proprio posto, mio padre inizia subito a lavorare ai suoi progetti. Ebbene sì, siamo una famiglia di artigiani e devo dire che per il momento di soldi ne abbiamo, quindi tutto sta procedendo bene. Mia madre, invece, fa lavori domestici in casa e si occupa dei miei cinque fratellini più piccoli. Esatto, siamo anche una famiglia molto numerosa. Saluto i miei e mi avvio verso la casa di Sueda, mia cugina. La abbraccio e le dico: -Senti, non è che per caso ti andrebbe di farmi un tour della città? –
Lei annuisce sorridendo. Camminiamo per le strade sempre molto affollate, naturalmente parlando del più e del meno, fin quando non vedo una specie di ostello con il simbolo di tre sacchi con una croce in cima. Confusa, picchietto la spalla di mia cugina facendole segno di fermarsi. -Cosa sono quelli? – le chiedo puntando il dito verso quel simbolo che non ho mai visto prima. -Quelle- inizia lei -sono come delle banche, vengono chiamati Monti di Pietà. Le hanno fondate da poco i Francescani e sono di aiuto per moltissima gente. Praticamente tu vai là con un qualsiasi oggetto, chiamato pegno, lo lasci lì e loro ti danno il denaro che ti serve. L’importante è che riporti i soldi, anche con qualche moneta in più, altrimenti si tengono il tuo oggetto-. “Interessante” penso. Restiamo un altro po’ insieme e poi torno a casa. Durante la cena, però, mio padre ci spiega che le cose stanno procedendo male, perché non riesce a realizzare i suoi progetti e, di conseguenza, anche il denaro sta venendo a mancare. I miei fratellini, a quelle parole, diventano preoccupati, come lo siamo tutti d’altronde. In quel momento, però, si accende una lampadina nella mia mente. Mi ricordo di quei Monti di Pietà dei quali mia cugina mi ha parlato. Così, la mattina seguente, cerco nel mio piccolo forziere di legno qualche oggetto. Poi parto verso la mia destinazione e porgo tutto al frate, che scrive qualcosa su un elenco: Graziosa de Girolimo de Guglielmino, un anello d’oro con una corgniola, lavorato et una filzarella de perle con nove canellette de argento per fiorini 6 e bolognini 25. Corro a casa mostrando il denaro sotto gli occhi stupiti di tutta la mia famiglia, racconto loro tutto quello che ho fatto. E, finalmente, tutto va come dovrebbe andare, di soldi ora ne abbiamo e mio padre sta avendo successo con i suoi progetti. Una settimana più tardi restituisco il dovuto ai frati, ringraziandoli di averci aiutato in un momento difficile.