di Noemi Renda – Oggi mi sento particolarmente pensierosa e giù di morale. Penso agli effetti che tutto questo terribile periodo potrà avere su di noi, sulle nostre famiglie e soprattutto sull’economia. Temo che ci vorranno anni affinché le nostre famiglie si possano riprendere da questa profonda crisi che ci colpisce tutti indistintamente. Oggi non ci sono più ricchi o poveri, perché tutti siamo stati colpiti e tutti abbiamo bisogno di aiuto. Il nostro governo sta stanziando dei fondi, ma sappiamo che non basteranno mai per tutti, siamo troppe le persone in difficoltà, chi più e chi meno. Però cerco sempre di trovare il lato positivo, e noto che c’è speranza. La speranza più grande la trovo in primis dentro di noi, perché credo nella forza e nell’unione del nostro paese, e credo che prima o poi ritorneremo alla normalità, anche se oggi ci sembra un obbiettivo difficile e lontano da raggiungere. Ciò che oggi di più mi consola sono le cose che mai avrei pensato mi sollevassero il morale e mi strappassero dei sorrisi, mi riferisco ai PICCOLI GESTI, a ciò che ci è sempre sembrato banale, stupido e insignificante. Penso agli abbracci delle mie amiche care, ai miei parenti più vicini e a tutte quelle persone che per mesi non ho potuto vedere, abbracciare o vedere sorridere, perché per me il sorriso delle persone che amo, conta più di qualsiasi altra cosa. Penso, però, che anche se economicamente potremmo stare meglio, oggi, tutti ci ritroviamo più ricchi, ma non ricchi in senso economico, ma “RICCHI DENTRO”, che non è facile esserlo. Oggi ci ritroviamo tutti con una pace interiore difficile da spiegare, con delle maturità in più, con più senso del dovere e del rispetto nei confronti delle altre persone. Oggi diamo più valore a tutti, perfino alla vita stessa, diamo più importanza soprattutto alla scuola, che non abbiamo mai apprezzato, e adesso più che mai, comprendiamo quanto fossero importanti i contatti visivi e fisici con i professori, con i compagni. Nella nostra mente riaffiorano i ricordi più banali, come quella campanella della ricreazione o del cambio dell’ora che ci faceva tirare un sospiro di sollievo, ricordo ogni singola uscita dalla classe per andare in bagno o per sgranchirci le gambe nel corridoio, ricordo i sorrisi, le espressioni, le facce cupe o di terrore di ognuno di noi, l’ansia prima di una verifica orale o di un compito scritto, l’angoscia di aver preso un brutto voto, ma ciò che più mi manca è stare in quella” stupida” aula con i miei compagni e i professori, stare in quel luogo che tanto disprezzavamo, ma che adesso, chissà cosa daremo per poterci ritornare. Mi auguro che tutto finisca al più presto e che le persone continuino ad avere questo senso di civiltà che hanno dimostrato fino ad adesso in modo da poter ritornare, a settembre, nelle nostre aule informi e polverose.