Cari professori e compagni di classe, un mese è già passato da quando non ci vediamo più tra i banchi di scuola. Quando penso alla scuola, penso a tante cose buone: i professori, i compagni, i libri, l’aula, il giardino, la palestra, la biblioteca. A causa di questo tremendo virus che ci costringe a rimanere chiusi in casa per il bene di tutti, non si può più praticarla. Ora la mia aula la immagino così: deserta, con banchi e armadi vuoti, buia, dove penetra un lieve raggio di sole, ma soprattutto silenziosa; insomma un luogo malinconico. Vi devo confidare che tutto sommato rimanere a casa non è così male. Oltre a svolgere i compiti assegnati dai professori, nel mio tempo libero gioco in giardino, leggo un bel libro oppure aiuto i miei genitori a svolgere qualche faccenda domestica. Ma nonostante tutto, sento un vuoto di quelle che erano le mie solite giornate fino ad un mese fa. Quel 21 febbraio, pensavo fosse un venerdì come tutti gli altri. Mi entusiasmava l’idea che iniziavano le vacanze di Carnevale, ma non quando ho sentito alla sera, mentre ascoltavo il telegiornale, che il coronavirus era arrivato in Italia e proprio nella nostra regione. Questa situazione pensavo finisse al più presto, magari nel giro di poche settimane, ma non era come pensavo. Siamo costretti a seguire le lezioni davanti al computer in via telematica, da una parte entusiasmante, ma dall’altro verso no, perché non si può parlare faccia a faccia con professori e compagni. In classe è molto più bello, perché si fa più squadra, mentre quando siamo in video lezione, spesse volte capita che non sentiamo o cade la linea. Mi mancano i sorrisi della professoressa Facchin, la simpatia del professor Bernacchi e della professoressa De Pascalis, l’energia della professoressa Crosato, la tranquillità del professor Ronchi e della professoressa Colavin, la sicurezza della professoressa Spedicato, la precisione del professor Licitra, gli esercizi ginnici della professoressa Panziera e il modo riflessivo della professoressa Zanatta. Mi mancano le chiacchierate e le risate con i compagni prima del suono della campanella delle 8:00 o durante l’intervallo e i sorrisi di ciascun mio compagno; devo ammettere, però che non mi manca l’ansia prima di una interrogazione o di una verifica. Ma per questo emergenza sanitaria, molto importante è che noi cittadini contribuiamo a fermare il Coronavirus rispettando alcune regole, create apposta per evitare il contagio. Un particolare ringraziamento va a tutti gli infermieri e dottori che si stanno impegnando a ridare la salute a tutte le persone che hanno incontrato questo virus e a tutti quelli che continuano a lavorare per far sì che la vita di tutti non si fermi. Speriamo che presto, ritorni tutto alla normalità, con la speranza di essere più forti e tenaci di prima. Un grande in bocca a lupo a tutti e ne sono sicura… andrà tutto bene. Un grande abbraccio virtuale, a presto, Maria Bortoletto, 1^G