di Giada Panunzio – Il contributo della Fondazione Siniscalco Ceci–Emmaus: 25mila euro per emergenza Covid-19
Respiratori artificiali in arrivo. Il direttore Dattoli: “una spinta a operare con maggior vigore”
La Fondazione Siniscalco Ceci – Emmaus ha donato 25mila euro al reparto Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Foggia per l’acquisto di ventilatori meccanici ad alto flusso del modello AIRVO. A indirizzare la tipologia di respiratori artificiali da prelevare sono stati gli stessi medici specializzati del Policlinico foggiano, impiegati ormai da oltre un mese, anche loro, a fronteggiare l’emergenza Coronavirus. “Dopo un confronto diretto con chi è in prima linea contro questa emergenza nazionale – spiega il presidente della Fondazione, Rita De Padova – abbiamo rivolto i nostri sforzi verso ciò che poteva essere più utile e urgente in questo momento”. “Gesti come questo – si legge nella nota ufficiale di ringraziamento a firma del direttore generale del Riuniti, Vitangelo Dattoli – esprimono estrema sensibilità da parte di chi li compie: in un momento di estrema difficoltà come quello che stiamo vivendo, rappresentano per noi una spinta a operare con maggior vigore ed entusiasmo”.
Un’attenzione concreta e non generica, dunque, nei confronti del territorio che, ancora una volta, si inserisce nel solco di una lunga collaborazione con il reparto di Malattie Infettive, cominciata quando l’emergenza da Covid-19 era ben al di là di ogni previsione. Già anni addietro, infatti, lavorando gomito a gomito con il dottor Tino Grisorio e la sua equipe, la realtà di Emmaus mise a disposizione le proprie strutture abitative per ospitare malati di Aids non residenti che abbisognavano di alloggio, dando loro l’opportunità di sottoporsi a terapie giornaliere.
“Ancora una volta abbiamo sentito forte la necessità di fare la nostra parte, unendoci agli sforzi di tutti per contrastare il diffondersi dell’epidemia – aggiunge ancora Rita De Padova – e questo ci ha portato naturalmente a pensare dove e come indirizzare il sostegno. Non è solo il Cda della Fondazione ad aver compiuto questa scelta – conclude – ma tutta la comunità di lavoratori e volontari legata al mondo di Emmaus: le persone che quotidianamente sono a contatto con situazioni di disagio e che conoscono bene come si manifesta il dolore”.