//Christiane F. Noi i ragazzi dello zoo di Berlino di Giorgia Zedda 3DB (Linguistico spagnolo)

Christiane F. Noi i ragazzi dello zoo di Berlino di Giorgia Zedda 3DB (Linguistico spagnolo)

di | 2024-03-19T00:03:16+01:00 19-3-2024 0:03|Alboscuole|0 Commenti
Nella società di oggi, uno dei problemi che colpisce molti giovani è l’uso di droghe. L’adolescienza è ritenuto uno dei periodi più difficili della vita umana e troppo spesso, per tentare di assomigliare agli altri coetanei, si fanno scelte sbagliate. I motivi per cui molti ragazzi iniziano ad assumere droghe sono diversi: per curiosità e desiderio di sperimentare una cosa nuova, per evadere dai problemi familiari, per rilassarsi,  per sentirsi grandi, per essere accettati da un gruppo di amici o, come spesso accade, per ribellione nei confronti della società. Per acquistare le droghe i giovani hanno bisogno giornalmente di molto denaro e molto spesso arrivano a svolgere attività illecite e degradanti pur di raggiungere i loro scopi. Uscire da questo circolo vizioso non è semplice. Una storia che ha colpito molte persone è il libro di Christiane F. Noi i ragazzi dello zoo di Berlino. Racconta di una ragazzina che, in poco tempo, è diventata una tossicodipendente che ha provato più volte a disontossicarsi. La protagonista del romanzo non aveva avuto un infanzia facile assieme alla sorella a causa del comportamento violento del padre. All’età di dieci anni circa,  i genitori di Christiane divorziarono e poco dopo la ragazza si trasferì a Berlino, presso l’abitazione del nuovo compagno della madre, Klaus. Iniziò a frequentare la scuola e l’incontro con una ragazza, Kessi, la condurrà nel tunnel della droga. Già a 12 anni iniziò a fumare hascisc, a bere alcolici, ad assumere acidi e pasticche insieme ad un gruppo di nuovi amici. Le pasticche lasciarono presto spazio all’eroina. Col passare del tempo sniffare non le bastò più e iniziò a iniettarsi l’eroina. La necessità crescente di denaro la condussero alla prostituzione e quindi alla zona più malfamata di Berlino: il Banhof Zoo. La madre sembrava incredula, smarrita e disorientata dalla tragedia nella quale la sua famiglia era precipitata. Christiane proverà svariate volte a disintossicarsi andando persino a vivere dai parenti in campagna per allontanarsi dalle tentazioni metropolitene. La guarigione coincideva col ritorno di Christiane in campagna e, immancabilmente, seguiva la ricaduta nel baratro dell’eroina quando tornava a Berlino. Tutto questo continuò fino a quando la madre e i suoi parenti d’origine decisero di prendere in mano la situazione aiutando Christiane nel percorso di guarigione che segnerà la sua vita. “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” è un’opera che immerge il lettore nel mondo della tossicodipendenza. È un saggio d’orrore, nudo e crudo, ambientato nella Germania degli anni ’70. La dipendenza da eroina condizionerà notevolmente la vita di questa ragazza che sarà costretta a prostituirsi pur di avere la sua dose giornaliera di eroina. Grazie a questa libro si riesce a comprendere cosa in realtà si trovi alle spalle di un tossicodipendente, un universo di solitudine ed abbandono, familiari alla deriva, abusi sessuali, violenza. Christiane definisce la droga come lo strumento per evadere dal tragico mondo che la circonda. Un mondo che lei non vede suo, strappata dalla sua casetta in campagna e scagliata in nuovo mondo, un mondo freddo fatto di cemento, grigio, senza libertà, in cui l’unico modo di esprimersi è la violenza e l’uso di droghe. Nel libro è possibile trovare delle trascrizioni di interviste che danno l’impressione di conversare direttamente con i soggetti in questione. Da un lato, infatti, il libro può essere considerato più veritiero, più coinvolgente e fa capire meglio i pensieri di Christiane. Ciò che di solito colpisce maggiormente i lettori è il linguaggio del romanzo, molto forte e diretto, che fa capire ciò che Christiane pensava. La protagonista, prima della totale guarigione, affronta sei disintossicazioni, una più difficile dell’altra, ma solo alla settima riesce a liberarsi definitivamente dall’eroina. La ragazza, però, si deve ritenere fortunata perché è riuscita, nonostante innumerevoli ostacoli, a liberarsi dalla dipendenza, contrariamente ad altri suoi amici che, come da lei raccontato nel libro, hanno perso la vita a causa della droga. Una delle parti più tristi è proprio la parte del libro in cui lei dice di essersi prostituita e di aver fatto della rapine per riuscire a guadagnare dei soldi per comprare la dose di eroina. Questo fa capire il degrado e lo squallore che circondava questa piccola ragazza.