C’era una volta una bambina di nome Cappuccetto Rosso che abitava, insieme alla sua mamma, in un villaggio vicino al bosco. Un giorno, mentre stava camminando nelle stradine del suo villaggio, venne chiamata dalla mamma:
<<Cappuccetto ! Cappuccetto!>>,
<< Cosa è successo, mammina cara, da chiamarmi così urgentemente ?>>
<<Abbiamo vinto la lotteria! – disse la mamma – Domani partiremo e andremo a vivere in una grande e bella città, Napoli! >>
Detto fatto, il giorno dopo partirono per Napoli, dove le aspettava una grande villa con giardino e una strada che conduceva ad una spiaggia privata.
Cappuccetto Rosso rimase molto affascinata da questa città e la sera stessa fece una passeggiata. Tra i tanti posti da visitare, scelse proprio una pizzeria.
<< Permesso, buonasera! >>, disse Cappuccetto Rosso
<<Prego, trasite pure! >>, disse il pizzaiolo
<< Mi scusi, ma non ho capito >>
<< Ho detto ‘’trasite’’ >>
<<Come? >>:
<< Tra- si – te, ora vi è chiaro? >>
<< Mi perdoni, non capisco lo stesso. Sono nuov…>>
<< Ah, mo agg capit! E mo vuliv ricr primm? >>
<< Signore, non continuo a capire cosa dice. >>
<< E’ il nostro dialetto, il piu’ bello d’Italia, anzi la lingua più bella del mondo! Venite con me, vi imparo a cucinare ‘’a pizz’’! >>
Cosi’ Cappuccetto Rosso imparo’ la ricetta della pizza e la insegnò alla sua mamma.
Le piacque cosi’ tanto che da quel giorno indosso’ le scarpine rosse, il vestitino bianco, i guanti verdi e, al posto del cappuccio rosso,mise un cappuccio a forma di pizza.
Così non si chiamò piu’ Cappuccetto Rosso, ma Cappuccetto Rosso, Bianco e Verde.
Rosalia Chiavazzo I D
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