Che sonno. Mi sono svegliato con un gran mal di testa, ieri sono stato tutta la notte a lavorare nel mio laboratorio. Ho paura che qualcuno mi scopra se continuo a lavorare fino a tardi soprattutto perché al monastero abbiamo delle regole ferree sugli orari di coprifuoco, sveglia e pasti: ci si sveglia alle 4.30, si lavora fino alle 12.00, si pranza e poi allo scriptorium fino alle 19.00, ora di cena. Per me la giornata va avanti fino a mezzanotte nel laboratorio per sperimentare il nuovo virus: ne sto studiando uno che dovrebbe essere letale, ma i contagi ad oggi sono troppo lenti e non di massa. Di questo passo, si arriverà a parlare di lui fra qualche secolo.
Che brutta levataccia. Mi sono svegliato con le campane, come sempre. Ovviamente appena sveglio ho fatto colazione e sono andato a lavorare nei campi. Ultimamente manca l’acqua e il raccolto sta diminuendo progressivamente nonostante i continui lavori per portare l’acqua ai nostri campi. Comunque per fortuna, a tirarmi su il morale durante i lavori, c’è il mio fidato amico: me stesso. Non ho molti amici, anzi, io non ne ho. Sono solo, quindi per far sembrare al mio cervello che sono parte di qualcosa, fin da piccolo mi sono fatto frate e sono venuto a vivere in questo monastero. All’inizio tutti mi parlavano del più e del meno come se fossi loro amico, ma dopo il primo attacco di quella che noi chiamiamo “la pazzia del diavolo”, nessuno mi rivolge la parola, tranne per dirmi di lavorare, di lavare, di cucinare. Per ricominciare a dialogare con qualcuno senza obbligarlo, ho deciso di diventare il mastro birraio del convento: questo mi permette di avere il via libera in tutta la città, libero di prendere gli ingredienti di cui ho bisogno per potenziare il virus.
A pranzo, ho usato la mia arma segreta: la birra 10 luppoli. Piace a tutti. E così sono stati obbligati a ringraziarmi per quella birra, anche perché è molto costosa e andare a prenderla in distilleria avrebbe significato spendere tutti i soldi che avevamo accumulato faticosamente in anni di lavori nei campi di grano. Così mi è venuta l’idea del secolo: ogni volta che producevo birra, il 25% della produzione lo avremmo venduto a caro prezzo in tutte le distillerie della città. E le avrei consegnate direttamente io. Così facendo, sono riuscito a ricavare ancora del tempo prezioso per la ricerca di altri ingredienti.
Solitamente scappo dal monastero durante il riposo pomeridiano e vado in città. Ma c’è qualcosa che non va. Vedo una massa di persone addosso una carrozza trainata da due bei cavalli bianchi. Dalla meravigliosa carrozza esce un uomo molto giovane con i capelli biondi: indossa dei vestiti bianchi. Sembra cercare qualcuno in mezzo alla folla, poi guarda me negli occhi e dice …
Alla prossima settimana con un altro episodio!
Il nuovo personaggio sarà buono o cattivo?
Giacomo Ozzino, 2^H