//Autobiografia: I miei ricordi

Autobiografia: I miei ricordi

di | 2020-03-14T23:37:29+01:00 14-3-2020 23:37|Alboscuole|0 Commenti
Uno scherzo all’asilo Oggi, 12 marzo, voglio ricordare il 12 marzo di dieci anni fa. Il nascondiglio è così che può essere chiamata quella mia giornata.

La mattina di quel giorno andai all’asilo. Dopo un po’, all’ora di pranzo dovevamo recarci alla mensa, ma a me il cibo della mensa non piaceva.

Io come sempre aspettavo l’ora che arrivasse mia madre, ma quel giorno ero particolarmente annoiata.

Mentre gli altri mangiavano, io uscii dalla mensa e iniziai a camminare per la sala, finché vidi la mia insegnante e mi nascosi nella cassetta. Tutti erano preoccupati tranne me.

Mentre ero nella cassetta, sentii urlare il mio nome e io ero lì che me la ridevo.

Gli insegnanti chiamarono mia madre che venne velocemente, ma quando sentii la sua voce preoccupata decisi di uscire e con aria soddisfatta urlai: Sorpresa!!!

Che giorno buffo e quanto ero monella da piccola! M. Elettorale IL mio primo saggio Il ricordo più bello della mia infanzia e che non dimenticherò mai è il mio primo saggio, dove io ero la protagonista. Avevo otto anni ed era il secondo anno di danza alla “Butterfly”.

Era un tranquillo pomeriggio ed io mi stavo preparando per andare a danza, ero molto emozionata e preoccupata allo stesso tempo, perché non sapevo chi doveva essere la protagonista dello “SCHIACCIANOCI”, però non ero molto fiduciosa, perché era ancora il secondo anno in quella scuola.

Non ero molto preparata, non credi?

Arrivata in palestra, andai subito in sala a riscaldarmi, mentre le altre bambine parlavano fra di loro. Io ero da sola perché ancora non facevo molta amicizia.

Io da piccola ero molto timida e non parlavo quasi con nessuno. Sì, lo so, anche ora lo sono un po’, però non con le mie amiche di danza, anche perché le conosco da sei anni e neanche con i miei compagni di scuola. All’inizio non conoscendoli ero timida, però col passare del tempo sono cambiata e adesso non smetto mai di parlare e scherzare con loro. Ok, basta, proseguo… Quindi, stavo dicendo che mi stavo riscaldando ed ero sempre molto pensierosa e anche un po’ preoccupata del ruolo che dovevo avere.

Dopo aver fatto un po’ di sbarra, alla fine della lezione la mia insegnante ha deciso chi doveva essere la protagonista e indovina un po’? Sono stata scelta io!!

Ero troppo felice per la notizia perché non me lo aspettavo proprio.

Dopo tanto sforzo e tanto impegno è arrivato il giorno del saggio ed io non ero in ansia come le mie amiche.Non so perché ma non sono mai in ansia quando danzo, mi piace moltissimo e non smetterei mai: ho la sensazione di essere sempre in competizione con me stessa. Infatti il mio obiettivo è quello di fare sempre il meglio e di non arrendermi mai.

Era appena iniziato il saggio e quando ho visto il sipario aprirsi mi luccicavano gli occhi per l’emozione e la felicità, ero al settimo cielo forse anche più in alto.

Dietro a quella tenda gigante di colore rosso fuoco, vidi tutto il pubblico che mi guardava e tra tutte quelle persone c’era anche la mia famiglia, tutti emozionati più di me.

Fui sommersa da un caloroso applauso che mi fece sentire me stessa per tutto il saggio. Questo è il ricordo più bello della mia infanzia, che non dimenticherò mai.

Sara

Un giorno con mio nonno Mi chiamo Umberto, ho 12 anni e frequento la seconda media.

Voglio raccontarvi un’esperienza che ho fatto qualche anno fa. Ero al mare a Campomarino, con la mia famiglia, come sempre durante l’estate.

Era l’agosto del 2016, e io avevo otto anni e mezzo. All’epoca mio nonno Renato aveva la barca (che si chiamava Papalina) al piccolo porto di Campomarino.

Lui usciva ogni mattina all’alba con la sua barca e i suoi amici e tornava a mezzogiorno. Erano sempre allegri e, dai loro racconti, si divertivano moltissimo. Allora un giorno ho chiesto a mio nonno di portarmi con lui e accettò.

In realtà mia madre non era molto contenta, ma riuscii a convincerla. Mi svegliai alle 5.30 di mattina. Ricordo che ero molto contento. Presi il mio zainetto, con la colazione e l’acqua e partimmo. Arrivammo al porticciolo e c’erano tutti gli amici di mio nonno: Agostino, Ernesto, Ciro, Donato e Gabriele. Appena mi videro mi salutarono con affetto e si meravigliarono che a quell’ora ero già sveglio.

Mio nonno Renato era un tipo preciso quando lavorava, ma quando andava a Campomarino con gli amici del mare sembrava un’altra persona. Di solito lo vedevo in giacca e cravatta, ma al mare era sempre con pantaloncini e maglietta. Quando usciva in barca, si metteva sempre il cappello da capitano e gli occhiali da sole. Salimmo sulla Papalina. Io fui il quarto a salire. Salì prima nonno, poi Ernesto, poi Gabriele e poi io.

Gabriele ed Ernesto mi aiutarono, anzi mi presero quasi in braccio perchè, sotto, l’acqua era alta. Quando tutti salirono, nonno accese il motore. Ero gasatissimo e avevo il cuore che mi batteva forte.

Nel giro di pochi minuti il porto era dietro di noi, lontanissimo. Passata la barriera di scogli ci trovammo in mare aperto. Che bella sensazione! Il mare era splendido, pulito. Si vedeva il fondo e sembrava che l’acqua era bassa. Invece c’erano oltre 3 metri di acqua.

Dopo un po’ mio nonno si fermò, spense il motore e gettò l’ancora. Io ero incredulo alla vista di quel panorama: intorno a me c’era solo il mare. Mio nonno e gli amici gettarono le canne da pesca e io mangiai il cornetto con la marmellata che avevo nello zaino.

Ad un certo punto in lontananza si vedeva un gabbiano che andava in mare, quasi a volersi tuffare, e poi veniva verso di noi, sulla destra e sembrava appoggiarsi a qualcosa. Per poi ripartire e fare sempre la stessa cosa. Allora mio nonno, incuriosito, con la barca si avvicinò un po’ per vedere cosa faceva il gabbiano. Non troppo però, altrimenti il gabbiano si sarebbe spaventato. Mio nonno mi diede il binocolo e io capii cosa faceva il gabbiano: lui andava in mare, prendeva il pesce con il becco e lo portava in una cassetta di legno che galleggiava sul mare dove aveva messo i suoi piccoli. Mio nonno mi spiegò quello che vedevo. Non so descrivere esattamente quello che provai, ma ero felice. Dopo ci allontanammo, perché lì mio nonno e gli amici non pescavano niente e decisero di cambiare zona. Nonno si fermò da un’altra parte. E iniziarono a pescare qualcosa. Facevano a gara e bisticciavano tra loro chi pescava di più. Sembravano dei bambini… E io ridevo….

Di colpo però non pescarono più, non c’erano più pesci… E in lontananza, con il binocolo, vedemmo due delfini che giocavano…Peccato che non sia riuscito a vederli bene, anche perchè loro si allontanavano e noi non volevamo spaventarli. Mio nonno e gli amici ripresero a pescare.

Ad un certo punto mio nonno disse a tutti di ritirare le canne da pesca perchè dovevamo tornare al porto. Tutti non erano d’accordo, neanche io. Ma mio nonno insisteva di ritornare subito, disse che lui era il capitano e decideva lui. Così, seppure a malincuore, ci avviammo verso la strada del ritorno. Ricordo che mio nonno accellerava, correva forte per rientrare e nessuno capiva il perchè. Il tempo era bello, faceva caldo e il mare era calmo. O almeno così sembrava.

Fatto sta che appena nonno parcheggiò Papalina al porto, sentimmo dal megafono una voce che diceva di non uscire con le barche e che non si poteva stare in acqua. Infatti, nel giro di pochi minuti il tempo cambiò e il mare si increspò. Io ero incredulo.

Gli amici di nonno si scusarono con lui, perchè quando stavamo in mare non erano d’accordo a rientrare, ma quella si era rivelata la decisione migliore. Quando arrivammo a casa pioveva forte e tirava vento. Mia madre era in panico perchè il tempo era cambiato di colpo e lei ci sapeva in mezzo al mare. Noi eravamo salvi, ma nonno come aveva fatto a prevederlo? Glielo chiesi. Quello che mi rispose non ve lo scriverò, perchè è un segreto tra me e lui.

Umberto Popolo 2^ I IL MIO PRIMO CONCERTO

Il  pomeriggio di quell’27/07/19 passò velocemente tanto da non rendermi conto che alle  19:00 cominciava L’ALIBI FESTIVAL,un festival dove alcune celebrità del trap si esibivano in diversi giorni. Io presi il biglietto per il 3 giorno,il giorno più bello. Quel giorno si dovevano esibire : Massimo Pericolo, Nitro, Salmo, Speranza57, Taxi b, Side Baby, Lazza e il mio idolo, CAPO PLAZA.

Alle 20 inizio il concerto subito notai che non ero l’unica a provare tanta felicità nel vedere alcuni dei miei idoli esibirsi sullo stesso palco e che in quella serata tutti i ragazzi della mia città erano lì ad ascoltarli. Il primo ad esibirsi fu Massimo Pericolo.

Fu spaziale porto sul palco alcuni dei suoi tormentoni e ovviamente metà pubblico iniziò a saltare e fare casino insieme al beat della canzone subito dopo di lui si esibirono altri cantanti; ci furono alcuni cantanti un pò“antiquariati” e che nessun ragazzo ascoltava ma, sfortunatamente, insieme a me  quella sera c’erano i miei genitori che colsero l’occasione di cantare quelle canzoni.

Alle 2:00 ci fu la parte finale quella più bella, quella parte che forse tutto il pubblico aspettava da tanto, l’esibizione di Capo. Alcuni dei ragazzi che erano lì presenti se ne andarono per la stanchezza, anche i miei pensarono di ritornar a casa dato l’orario stranissimo ma poi, dopo aver visto la mia felicità e aver sentito le mie numerose lamentele, decisero di  rimanere. Ricordo perfettamente i brani che cantò: Giovane Fuoriclasse, N’é valsa la pena, Uno squillo, Non cambierò mai, Look Back at it, Allenamento1/2/3  e Nisidia.

La sua performance finì esattamente alle 3:15. Durò moltissimo perché fu il cantante che chiudeva quella serata e sicuramente tutto lo staff sapeva che il pubblico non si sarebbe saziato di 2 o 3 canzoni come per gli altri cantanti.  Questo è stato il mio primo concerto e sicuramente quello più bello a cui ho partecipato e parteciperò .

A. Zaccaro