Il distanziamento sociale per quanto possa sembrare strano alle persone, è molto diffuso in natura. Lo praticano, infatti, mammiferi, pesci, insetti ed uccelli attraverso “l’immunità comportamentale”.
Nel corso di questa pandemia le persone hanno avuto difficoltà ad attuare il distanziamento fisico, a differenza degli animali che in caso di malattie lo adottano sempre.
Un’aragosta nelle acque basse dei Caraibi, torna a casa dopo aver cacciato per procurarsi cibo, si accorge che un’esemplare della sua specie ha un virus mortale e decide di allontanarsi.
Non solo l’aragosta ma anche scimmie, pesci, insetti e uccelli attuano il distanziamento dai propri simil in caso di malattie. Questo comportamento aiuta gli animali a sopravvivere.
Gli ecologisti chiamano queste azioni “immunità comportamentale”: gli animali selvatici non hanno i vaccini ma possono prevenire le malattie attraverso lo stile di vita e le azioni.
È stato condotto uno studio su una colonia di formiche nere durante un’epidemia causata da un fungo letale. Anche in questo caso le formiche sane hanno ridotto moltissimo le interazioni sociali nei confronti di quelle malate.
A volte il distanziamento sociale strategico porta a conservare certi legami sociali anche quando l’esemplare risulta malato.
Le manguste striate infatti, non praticano il distanziamento quando un membro del gruppo è malato perché per questa specie la collaborazione nella caccia e nella difesa è fondamentale.
L’ uomo deve imparare dalla natura a praticare il distanziamento sociale per fermare la circolazione del Covid-19.
Virginia Vavallo
Classe 1^A