Si è spento a quarantotto anni Ezio Bosso, musicista, compositore e direttore d’orchestra eccezionale.
Eccezionale l’artista era per la sua bravura nelle performance al pianoforte e per le sue composizioni musicali, per la maestria e sicurezza come direttore d’orchestra, ma soprattutto eccezionale come uomo.
È stato un esempio di attaccamento alla vita in tutte le sue forme e modalità, è stato un esempio di resilienza di fronte a un’esistenza che gli ha riservato sì il successo ma anche tante e difficili prove: lo ha messo di fronte a una terribile malattia che l’artista ha accettato e, nonostante tutto, ha continuato a vivere e a spegnersi piano piano, rinunciando progressivamente alle sue abitudini, al pianoforte, all’eloquio spedito e fluente.
“ Ho smesso di domandarmi perché. Ogni problema è un’opportunità” ha dichiarato durante un’intervista all’Ansa.
Fino a qualche mese fa, nonostante il suo aspetto mutato, nonostante le difficoltà di movimento, ha continuato a dirigere l’orchestra con passione. Vederlo mentre muoveva con difficoltà le braccia, vedere il suo volto dava una strana sensazione, non di pietà, non di tormento, ma di rispetto, di amore o meglio di estasi.
Egli affermava che la vita era nella musica:«La musica è una necessità: è come respirare»(Ultima intervista a RaiNews24)
Ci ha fatto dunque innamorare non solo della musica ma della vita che deve essere accettata sempre e comunque.
Egli aveva una marcia in più e sicuramente continuerà a suonare in eterno.
“Noi che dedichiamo la nostra vita alla musica sin da piccoli frequentiamo germanoaustriaci come Beethoven, o francesi come Debussy, o tedeschi come Brahms e Mendelssohn. Vedete, non c’è un confine. La musica non è solo un linguaggio ma una trascendenza, che è ciò che ci porta oltre”.