Oggi è così: firmi un pezzo di carta e cambia tutto. Ma cambia per chi vorrebbe vivere tranquillamente la propria vita, per tante famiglie che hanno come unico e grande desiderio veder crescere i propri figli. Salute e lavoro, dunque, sono diventati diritti a cui si deve rinunciare? Io ho solo tredici anni e non riesco a non soffrire dinanzi allo strazio di tante vite spezzate. A cosa serve presenziare alle manifestazioni? A pronunciare frasi quali ‘Vi siamo vicini in questo momento di dolore’? Quanti altri bambini, ragazzi, padri e madri dovranno morire prima che il problema sia risolto? Imbastite bei discorsi, versate anche lacrime, ma niente e nessuno ridarà la vita a quei bambini o a quei ragazzi. Come si sentono le persone! Come stanno le persone! Questo dovreste chiedervi! Su questo dovreste interrogarvi dopo aver ascoltato le urla di dolore di quei poveri genitori privati del loro bene più caro. Quella è una fabbrica in cui lavorano tante persone, che offre opportunità lavorative. Ma è davvero così? Che cos’è una pentola, oggi, in confronto alla vita di un bambino domani!? Voi che state lì firmate delle carte, analizzate dei dati, ma non ascoltate la voce di chi soffre, non vedete la mano che vi chiede aiuto! Tutto questo in nome del denaro! E poi ci siamo noi, persone che si spezzano la schiena per riuscire a portare quattro soldi a casa, per cosa? Per ritrovare i propri figli, i propri cari in un letto di ospedale a lottare contro un tumore. Che bel successo! Questo si chiama regresso nel progresso e nulla di più. Vi sembra giusto che ci siano bambini che muoiono? Loro non potranno mai avere la gioia di provare cos’è avere una famiglia, fare nuove esperienze. Loro ora non ci sono più. Ma siete in tempo per garantire la giustizia. Fatelo per loro e per tutti quei bambini che hanno il diritto di diventare grandi. Quei bambini, quei poveri ragazzi non potranno più correre. Correte voi per loro. Ricordate: i soldi non fanno la felicità. Aiutiamoli a vivere.
Rossella Di Grumo