Di Stefano Gregorio Lamparelli – Classe III sez. F
Il bullismo è un atto di aggressione, consapevole e volontario, compiuto in modo continuo da uno o più individui nei confronti di un altro. Esso interessa soprattutto i bambini della scuola primaria e i ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori. Oggi, in realtà gli atti di bullismo sono riscontrabili non solo nell’ambiente scolastico, anche nel mondo del lavoro, dello sport, delle associazioni e dei gruppi sociali in generale.
Il bullismo può esplicarsi come “derisione” che consiste nel prendere in giro la vittima facendo scherzi non graditi, come “esclusione” che consiste nell’escludere ed emarginare una persona facendola sentire isolata e non accettata dagli altri e infine il bullismo come “violenza fisica”, in questo caso si ha l’aggressione fisica, in maniera diretta sulla vittima o indiretta su oggetti di sua proprietà.
Chi è il bullo? Di solito è un bambino o ragazzo innanzitutto debole, che per affermarsi sugli altri utilizza la violenza per non sentirsi un perdente. Molte volte il bullo è colui che ha subito le stesse violenze da piccolo e vede nella violenza che compie sugli altri un modo per vendicarsi. Sostanzialmente il bullo è colui che non sa costruire relazioni personali con gli altri e per farlo decide di prendere in giro qualcuno; è una persona priva di valori che non ha ricevuto amore ma solo frustrazione.
Un altro tipo di violenza verso gli altri è il cyberbullismo, una forma “evoluta di bullismo”. Si tratta di un atto aggressivo e prevaricante più volte ripetuto e compiuto da parte di uno o più individui con l’intento di danneggiare gli altri utilizzando le nuove tecnologie di comunicazione.
Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet.
In pratica il cyberbullismo definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chat, siti web, telefonate), il cui obiettivo è quello di provocare danni ad un coetaneo incapace a difendersi.
Drastiche risultano le conseguenze di tali atti di aggressività. Un insulto su un social network per esempio, può diventare molto pericoloso per chi lo subisce; la vittima di cyberbullismo potrebbe giungere a crisi depressive o persino al suicidio non riuscendo a fronteggiare la vergogna per un attacco subito sul web.
Quale soluzione per arginare questo fenomeno sempre più dilagante e vergognoso? Gli adulti, in tutto questo, hanno un ruolo fondamentale: i genitori, i professori e gli educatori in generale dovrebbero prestare attenzione all’umore dei ragazzi per cercare di cogliere il minimo segnale.
Ai genitori, in particolare, è consigliabile monitorare l’utilizzo dei mezzi informatici limitandone l’uso a determinati orari, imparare a conoscere il loro linguaggio, anche informatico, ed essere disponibili alla comunicazione.
Le scuole dovrebbero prevenire questo fenomeno, in ogni sua forma, attraverso percorsi di educazione e tutela.
Ogni istituto scolastico dovrebbe mirare a rafforzare il senso di comunità e di solidarietà producendo un cambiamento positivo e scoraggiando, dunque, le violenze.