//L’archivio di Assisi.

L’archivio di Assisi.

di | 2021-01-28T00:30:41+01:00 28-1-2021 0:30|Alboscuole|0 Commenti
a cura di Speziali – classe II/A – scuola secondaria di I grado – L’archivio di stato è un luogo dove ci sono tutti i documenti e libri antichi di un certo territorio. I documenti vengono conservati in depositi o biblioteche (se si parla di libri), dove sono controllate le condizioni termo idrometriche (umidità e temperatura) idonee per non rovinare i documenti; ciò avviene grazie all’utilizzo di determinate macchine. Tutte queste accortezze sono dovute dal fatto che ogni documento è unico, infatti negli archivi di stato non sono ammessi prestiti e fotocopie, i documenti si possono solamente fotografare. Spesso si fa ricorso al restauro di essi per fermarne il processo di degrado. I documenti nell’antichità venivano fatti in pergamena, ottenuta dalla pelle degli animali: toglievano il pelo dalla pelle che, in seguito, veniva messa a bagno. La pergamena era più resistente della carta, per questo veniva utilizzata per le bolle promulgate dal Papa e dall’imperatore; la carta non era ottenuta dalla cellulosa ma da stracci ed era destinata ad un uso quotidiano. In Umbria l’archivio di stato principale è quello di Perugia, ma ci sono anche quattro archivi periferici: Assisi, Foligno, Spoleto e Gubbio. Molti documenti promulgati ad Assisi sono degli statuti, cioè delle regole, che duravano più anni ed erano varate per il bene comune; alcune riguardavano l’igiene, ad esempio da marzo ad ottobre i cittadini di Assisi dovevano tenere pulito il loro pezzo di terra; vi erano delle leggi che tutelavano l’ambiente, infatti era limitato il raccolto della legna. Quindi gli statuti erano delle norme che si avvicinano all’attualità Ecco alcuni documenti presenti all’interno dell’archivio di Assisi: Il primo documento è uno statuto che risale al 1469, è realizzato in pergamena. Vicino a questo documento è visibile una catenella, infatti veniva appeso sulle mura del comune; è diviso in libri, era stato scritto in onore di Dio e dei santi Rufino, Vittorino, Francesco e Chiara.Un secondo statuto risale al 1447. La sua copertina è ricoperta di legno e di cuoio, è scritto su pergamena. È  diviso in 15 capitoli, contiene delle norme igieniche, tra cui quella di tenere pulita la fonte di Mojano. In seguito vi furono aggiunte altre norme.Un terzo statuto in pergamena risale al 1198. È stato restaurato. Era uno statuto proveniente da Roma che stabiliva i confini della diocesi di Assisi e numerava le varie sedi religiose. La pergamena con cui era stato realizzato questo documento proveniva da un animali di piccole dimensioni, al termine della pergamena è possibile intravedere la coda dell’animale. Un quarto statuto risale al 1205, fu spedito ad Assisi da Filippo II imperatore, con il quale riconosceva la libertà agli abitanti di Assisi di nominare i loro consoli. Questo documento fu scritto su pergamena, presenta due buchi attraverso i quali veniva appeso con un filo. Un quinto statuto in pergamena, lungo trenta metri, risale al 1339. Questo documento fu scritto poiché, al confine tra Assisi e Spello, vi erano dei terreni molto fertili e questi due comuni si contendevano questo terreno. Questo atto era lungo trenta metri. Un sesto documento in pergamena fa riferimento ad un castellano che dichiarava al messo popolare che aveva ricevuto la sua paga. L’atto di quietanza è stato restaurato  mettendo  un sostegno dietro il documento. Risale al 1395. Un settimo atto risale al 1234, proviene dalla Cancelleria del Papa che risiedeva ad Avignone. Vicino a questo atto si sono trovati dieci sigilli, appartenenti ciascuno ad un vescovo; loro concedevano agli abitanti di Assisi quaranta giorni di indulgenza se loro avessero partecipato alle messe in suffragio della moglie e della figlia di Ser Bagnolo Petrelli, notabile assisano. Un ultimo documento cartaceo raffigurava il tragitto di un acquedotto, il quale era al confine tra Assisi e il podere di un nobile, il conte Bonacquisti; quest’ultimo veniva diffidato dall’attingere acqua dall’acquedotto in eccessiva quantità.