di Mariastella Sgaramella, 2G
Il Covid-19 è entrato a far parte delle nostre vite alla fine del 2019; non sapevamo di cosa si trattasse e non sapevamo soprattutto che avrebbe cambiato radicalmente le nostre vite. All’inizio non sembrava fare paura, in fondo era solo un virus, come tutti gli altri, e poi era dall’altra parte del mondo, non sarebbe mai arrivato qui… Ma questi pensieri non rimasero tali per molto tempo. Poco tempo dopo tutti conobbero il Coronavirus, tutti abbiamo assistito alle stragi che in primis Wuhan e la Cina hanno dovuto vivere. Le immagini impressionanti di Wuhan e degli ospedali messi sotto pressione dal virus fecero il giro del mondo. E poi il virus arrivò anche in Italia e in Europa. Come non dimenticarsi il giorno in cui il presidente del consiglio Conte annunciò che l’Italia sarebbe diventata zona rossa. Ricordo ancora il clima di paura di quei giorni: sembrava di essere in guerra, persone che facevano scorte di cibo e di dispositivi di protezione, città deserte,negozi chiusi e i telegiornali che mostravano le immagini degli ospedali al collasso. Il Covid-19, pur essendo un organismo minuscolo, era riuscito in poco tempo ad impedire a tutti di vivere con normalità, facendo una strage di persone enorme. Imparammo i significati delle parole lockdown, quarantena, paziente zero, isolamento e di tante altre parole che non avremmo mai voluto conoscere. E se prima della pandemia vedere una persona con la mascherina era strano, con l’avvento del virus era diventata una cosa talmente scontata fino al punto di non farci più caso. È diventata consuetudine portare il gel disinfettante ovunque come si porta il telefono. Ancora oggi si aspetta il ritorno a quella normalità in cui questi gesti sono strani, quasi assurdi. Il covid, secondo me, ci ha insegnato il valore di tanti piccoli gesti che prima davamo per scontati. Ci ha insegnato il valore di un abbraccio, di un bacio, di un sorriso. Ci ha insegnato il valore di una passeggiata con gli amici, di una visita ai parenti, di una mattinata passata a scuola con i compagni. Però, questi insegnamenti ce li ha dati in una maniera brutale, facendo strage di milioni di persone e rompendo molte famiglie. Se il Covid-19 sparisse una mattina all’improvviso durante il lockdown, il mondo tornerebbe a sorridere. Torneremmo a viaggiare, a fare ciò che ci fa stare bene, alla nostra normalità. Non ne vorremmo sapere più nulla di mascherine, guanti e gel. Ne avremmo abbastanza di videochiamate, di Meet e di tutte le altre piattaforme perché questo Covid ci ha fatto capire il valore dei legami di amicizia e la bellezza di poter stare insieme senza barriere, che siano schermi o mascherine. Potremmo finalmente sorridere e scherzare ricordando i tempi in cui le regioni erano classificate per colore o pensando a quando eravamo costretti a rimanere a casa. Ci sarebbero grandi feste perché il Covid ci ha lasciato delle ferite che saranno difficili da risanare e stare insieme è uno dei pochi modi per farlo. Molte famiglie sono state private dei loro cari e affetti e questa è una ferita che nulla potrà mai risanare. I medici hanno visto impotenti vite che se ne andavano senza poter far nulla e la fine di questa pandemia li aiuterebbe a tornare a respirare. Le famiglie mantenute dalle piccole imprese potrebbero riaprirle e così tornare a guadagnare lo stretto necessario per sopravvivere. Torneremmo ad occupare strade e piazze e dopo tutto questo riusciremo a comprendere il valore di quei momenti e di tutto ciò che prima era stato considerato superfluo. Noi studenti torneremmo a scuola e così potremmo recuperare i mesi in cui questa pandemia ci ha tenuti separati, in cui l’unico modo per incontrarsi e fare lezione sono le videochiamate. La fine della pandemia ci farebbe tornare alla normalità più uniti e più forti di prima. Io spero che dopo tutto questo il mondo possa tornare più unito, dimenticando le barriere che ci poniamo, come l’etnia o il genere, perché non sono queste le cose che contano veramente e questo virus ce lo sta dimostrando.