a cura della classe 2 A
Presentiamo un “collage” di riflessioni sull’incontro in tema di legalità organizzato oggi dalla nostra scuola per le classi prime e seconde. Questo articolo è pensato “a caldo”, per lasciare un piccolo spazio alle voci più significative che riprendono l’essenza dell’incontro:
Ilaria Colella: “Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”: questa frase, detta dal Magistrato Massimiliano Carducci e dall’ispettore della Polizia Postale Antonio Quarta, ci rimarrà impressa. Dobbiamo stare molto attenti alla pubblicazione di foto o video perché, essendo sul web, chiunque potrebbe usarli ad altri scopi”. Martina Tamborrella: “Ho sempre pensato che i social fossero molto pericolosi e oggi posso dire di averne avuto la conferma, prendendone coscienza”. Rose De Franco: “Tutto può iniziare con un semplice scherzo o una battuta, ma può con il tempo diventare una “tortura” per chi lo subisce. Chi è forte esce dai gruppi e cerca di mantenere la distanza, ma chi è debole soffre e non riesce a sfuggire”. Lorenzo Greco: “Noi vediamo i social come un semplice luogo di gioco ma oggi abbiamo capito che dietro a tutto ciò si trova un mondo troppo grande e pericoloso per noi che non sempre riusciamo a gestire”. Emma Ruberti: “Conoscere le eventuali conseguenze di una propria azione ci rende più consapevoli e prudenti”. Irene Statilani: “Durante l’incontro di oggi ho imparato che sui social media non esiste l’anonimo: qualsiasi messaggio o qualunque persona è rintracciabile da persone competenti”. Marta Pascali: “Tutto lascia traccia, anche una semplice foto mandata ad un nostro amico, puó diffondersi facilmente”. Raffaele Prato: “Quando su WhatsApp crediamo di aver eliminato definitivamente un messaggio, in realtà a qualcuno è rimasto e la polizia postale può risalire al mittente. Addirittura può identificare la persona anche se residente in altri Paesi europei”. Matilde Quaranta: “Le conseguenze di un oltraggio: sotto i 14 anni ne rispondono i genitori con una multa se il reato è meno grave, o con il carcere se più grave; se l’interessato ha un’età tra i 14 e i 18 anni va in riformatorio o paga una multa se l’atto è meno critico; se invece il criminale è maggiorenne ne risponde direttamente lui. Per segnalare un reato si può andare direttamente alla polizia postale oppure tramite il sito dedicato, o, se lo si vuole fare in anonimato, tramite l’applicazione youpol”. Elena De Filippi: “Anche nel web come nella vita è meglio essere gentili e rispettosi senza dimenticare che le persone sono uniche e che certe ferite fanno talmente male da condizionare una vita intera”.