Elisabetta Lezzi
Redshoes: in occasione di questa giornata mondiale si vedono disposte sui gradini delle piazze, nei luoghi pubblici. Sono di modello e di numeri vari, ma di un solo colore, rosso acceso, il colore che ricorda quello del sangue versato da milioni di donne, ancora oggi vittime di abusi, di violenza fisica e psicologica.
Quelle scarpe sono il simbolo di ciò che resta di queste figlie, sorelle, madri e mogli, che non possono più camminare tra di noi, sono il mezzo per sensibilizzare le persone a questo dramma ancora vivo nella nostra società e nel mondo. Sono un monito, un invito a riflettere su questo problema che spesso resta taciuto, per la paura che le vittime hanno di parlarne con le autorità.
Quest’anno, in ricordo delle vittime di femminicidio e in favore delle pari opportunità, sono state dipinte di rosso le panchine di alcune città, su cui sono stati apposti i numeri nazionali antiviolenza e stalking 1522 e il numero del centro antiviolenza 800180903.
“Chi ama non maltratta”, “Lei è stata qui”, “E il modo ancor m’offende”, sono alcune delle scritte in bianco che campeggiano al centro di queste panchine, frasi utili a diffondere i valori dell’uguaglianza e della parità tra i sessi, che può nascere soltanto dal reciproco rispetto.
“Qui siede chi non guarda se non con gli occhi dell’amore, chi non possiede, ma abbraccia, chi non giudica, ma accoglie e chi non fa spazio alla violenza”, una frase significativa questa che fa riflettere sul fatto che l’amore non è possesso e che non bisogna dimenticare, non bisogna mai abbassare la guardia di fronte a questo fenomeno che colpisce soltanto nel nostro Paese una donna su tre.