Di Rosaria di Ruvo
L’Italia, si sa, è il paese che vanta il maggior numero di siti riconosciuti dall’Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità. Tra i 55 siti italiani la Puglia ne custodisce 4: i trulli di Alberobello, Castel del Monte, il santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo e la Foresta Umbra sul promontorio del Gargano.
La diversità di questi siti racconta di un territorio ricco di storia, cultura artistica e popolare e di una natura rigogliosa e sorprendente.
Tra i primi riconoscimenti Unesco vi sono i trulli di Alberobello e Castel del Monte, entrambi Patrimonio Mondiale dell’umanità dal 1996.
ALBEROBELLO è una località in provincia di Bari immersa nella caratteristica campagna nella valle d’Itria. Ebbe il suo sviluppo con la famiglia dei conti di Acquaviva ed in particolare tra 1500 e 1600 con il conte Giangirolamo detto il Guercio di Puglia. Gli Acquaviva spinsero i coloni che provenivano dai villaggi limitrofi a bonificare il bosco che vi era in quel territorio, concedendo di costruire delle abitazioni provvisorie, fatte con pietre a secco, in modo tale che, in caso di controllo regio, fosse possibile smontare in poco tempo, ed evitare così che la famiglia di conti pagasse le tasse al re come da prassi. Ad Alberobello si contano ancora oggi circa 1500 trulli: la risposta ingegnosa di una comunità contadina che ha saputo sfruttare le risorse del territorio, in particolare la bianca pietra calcarea, per realizzare strutture abitative a secco, ricalcando la tecnica costruttiva preistorica delle tombe a tumulo.
CASTEL DEL MONTE: nel territorio del comune di Andria, situato sul picco di una collina, domina il Parco Nazionale dell’Alta Murgia. È un castello edificato per volontà dell’imperatore Federico II di Svevia intorno al 1240. La sua particolare struttura ottagonale, l’ingegneria idrica, gli apparati decorativi e i rivestimenti, che dovevano impreziosire le sue stanze all’epoca e di cui oggi resta solo qualche traccia, rendono la costruzione unica nel genere dell’architettura medievale militare. È ogni anno meta di un numero sempre più crescente di visitatori curiosi di riscoprire nel labirinto del castello lo spirito e l’umanesimo del suo fondatore Federico II, che seppe qui armonizzare tre stili artistici con tradizioni e radici diverse: la tradizione classica, visibile ad esempio nel layout del portale d’ingresso, lo stile architettonico all’epoca contemporaneo del gotico, visibile nelle volte e nelle decorazioni delle finestre, e lo stile arabo, percepibile nella gerarchia degli spazi e dei percorsi definiti da elementi decorativi diversi.
MONTE SANT’ANGELO e la FORESTA UMBRA sono invece inseriti nel sito seriale: LONGOBARDI IN ITALIA – i luoghi del potere (568 – 774 D.C.) a partire dal 2011. Questo sito seriale comprende sette gruppi di costruzioni importanti collocati in varie zone di Italia tra cui fortezze chiese e monasteri. Testimoniano le più alte realizzazione di questo popolo che migrò dal nord Europa e che riuscì in Italia, oltre che a governare dal VI al VIII secolo, anche a maturare una propria ricchissima identità culturale. In Puglia l’antichissimo Santuario di Monte Sant’Angelo, dove la tradizione vuole che sia apparso l’arcangelo Michele al Vescovo di Siponto già nel V secolo, è uno dei principali e più antichi siti di pellegrinaggio di tutta Europa. Fu comunque sotto il governo dei Longobardi che il sito conobbe la prima significativa espansione. Ancora oggi se ne possono vedere le tracce di quell’epoca così remota visitando il santuario scavato nella roccia del monte Gargano a 800 metri sul livello del mare e visitando in particolare il museo del Santuario, allestito nella zona della grotta dove doveva collocato in epoca longobarda e dove si possono ammirare numerose testimonianze artistiche di quel particolare momento storico.
La FORESTA UMBRA rientra invece nella rete europea delle “Faggete vetuste” della quale fanno già parte quella della Germania, dell’Ucraina e della Slovacchia. L’integrità ecologia e strutturale delle faggete della foresta garganica, il loro aspetto maestoso e l’elevata biodiversità, rendono questo luogo unico al mondo. Il faggio raggiunge qui 350 anni