di Aurora Di Lauro. 3E
Era un semplice giorno d’autunno e dopo la triste scomparsa di mio nonno decisi di andare a casa sua per una piccola perlustrazione.
Presi la mia macchina e partii verso la casa. Una volta arrivato, trovai le chiavi sotto il tappetino, come di sua abitudine.
Scoprii tra i suoi oggetti qualche sua invenzione, alcune le conoscevo di altre, invece, non sapevo minimamente l’esistenza.
Mi incuriosì ed iniziai a sperimentare così riuscii a capire la funzione di ognuna di loro tranne che di uno strano oggetto: un cubo con delle caselle colorate tutte mischiate.
Ero confuso ma decisi di consultare un mio caro amico appassionato di oggetti strani.
Presi nuovamente la mia auto e mi diressi verso la casa del mio amico, il cui nome è Patrick.
Lui mi ospitò nella sua strana casa e mi chiese perché io fossi lì; io gli risposi che avevo trovato uno strano oggetto nella residenza di mio nonno. L’amico mi rispose dicendomi che era il cubo di Rubik e mi spiegò che è un cubo in cui si devono posizionare le caselle in modo tale da ottenere ogni facciata di un colore diverso.
Mi spiegò come comporre una facciata e una volta composta mi disse: ”Guarda, è un gioco da ragazzi”.
Ad un tratto uno dopo l’altro iniziarono ad apparire migliaia di ragazzi che componevano una facciata del cubo; Patrick mischiò il cubo e tornò tutto alla normalità.
Confuso tornai a casa e iniziai a comporre il cubo ma, ogni volta che provavo a dire qualcosa, non accadeva nulla. Ad un tratto dissi: ”Alzo le mani per questo oggetto“ Ad un tratto le mie mani si alzarono da sole o questo si ripeteva continuamente ma, una volta mischiato il cubo, tornò tutto alla normalità ed iniziai a comprendere la funzione del cubo.
Qualche giorno dopo mi fece visita Patrick che mi chiese: ”Come procede?”
Io risposi :”Alla grande”.
Ad un tratto tutto diventò più grande; provai a mischiare il cubo ma non successe nulla così Patrick prese il cubo e lo compose e come per magia tutto tornò alla normalità. Chiesi a Patrick come facesse a sapere come interrompere l’incantesimo ma lui non disse nulla.
Decisi cosi di nascondere il cubo con una lettera e magari qualcuno lo troverà un giorno.