di Giorgio Di Pietro, 3E
Era mattina ed uno degli scienziati più illustri doveva presentare al mondo la sua più grande invenzione, la macchina del multiverso: una macchina capace di trasportarti in vari universi paralleli.
Quel giorno purtroppo nessuno poteva badare a suo figlio, il piccolo Albert, quindi, lo portò con sé in laboratorio.
Appena arrivati, lo scienziato accompagnò Albert nel suo ufficio e lo lasciò giocare tranquillo, dopo avergli raccomandato di rimanere lì fino al suo ritorno.
Il piccolo però trascorso un po’ di tempo iniziò ad annoiarsi e silenziosamente, a piccoli passi, uscì dall’ufficio di suo padre ed entrò in una sala che non aveva mai visto prima. La stanza era piena di videocamere e in un angolo c’era una specie di lavatrice argentata semicoperta da un grande telo bianco. Albert incuriosito si avvicinò, tirò via il grande telo ed entrò nella macchina. Il sedile interno era comodissimo e il piccolo, che era un po’stanco, si addormentò.
Poi arrivò lo scienziato che, dopo una breve intervista, mostrò ai giornalisti presenti il funzionamento della macchina del multiverso, e la avviò per fare un breve viaggio nell’universo più vicino.
Appena partì il conto alla rovescia, tutti si accorsero che qualcosa si muoveva all’interno della macchina; lo scienziato prese coraggio, si avvicinò allo sportello d’ingresso e dall’oblò vide suo figlio Albert che si era appena svegliato. A quel punto cercò in tutti i modi di annullare il conto alla rovescia, ma ogni tentativo fu vano e la macchina scomparve.
Dopo aver attraversato un tunnel di luce, Albert sentì un colpo e lo sportello si aprì. Albert si ritrovò in un luogo a lui sconosciuto e cominciò a camminare con fare sospettoso. Mentre camminava qualcosa di luccicante attirò la sua attenzione, si chinò e raccolse un orologio da taschino molto antico.
Riprese a camminare e la sua attenzione fu rapita da un grande cartello che riportava la seguente dicitura:” Itunevneb allen àttic id Onalim “, rimase ad osservare quelle strane parole per qualche istante e si rese conto che era il perfetto inverso di ” Benvenuti nella città di Milano ” gli si accese una lampadina e capì che quella che aveva scambiato per una lavatrice altro non era che la macchina per viaggiare nel multiverso e capì che era arrivato nell’universo opposto al suo.
Decise di esplorare il luogo alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarlo. Intanto intravide una bella signora dall’aspetto molto curato e quando le chiese informazioni questa gli rispose che non poteva perdere tempo perché aveva tanti grilli per la testa, ed ecco all’improvviso apparve una nube di grilli che le ricoprirono la testa.
Albert un po’impaurito ma anche sconcertato per la scena vissuta si allontanò.
Dopo aver percorso un altro tratto di strada incontrò due uomini che avevano appena finito di discutere animatamente e, quando Albert si avvicinò per chiedere aiuto, l’uomo lo interruppe subito dicendogli che era già stato preso a pesci in faccia, ed ecco inaspettatamente una sfilza di pesci, che sembravano appena pescati, gli colpirono il viso finché non cadde a terra tramortito.
A questo punto Albert cambiò strada e vide in lontananza un ragazzo; quando gli fu vicino chiese aiuto ma questi gli rispose che purtroppo non poteva aiutarlo perché aveva la testa tra le nuvole, Albert impaurito lo guardò e vide che il collo del ragazzo si allungò fino a fargli superare le nuvole.
Albert continuò ancora a cercare qualcuno che potesse aiutarlo.
Ormai stanco vide una panchina e si sedette. Poco distante da lui due ragazzi stavano discutendo animatamente ed uno disse all’altro che aveva la coda di paglia, in quel momento i pantaloni si stapparono e comparve una lunga coda, umiliato il poveretto scappò via, lasciando i presenti molto divertiti e altrettanto sbigottiti.
Albert provò ancora a chiedere aiuto, raggiunse un uomo e dopo che gli ebbe raccontato la sua situazione, questi con fare alquanto strano e incomprensibile gli rispose che è qui che casca l’asino: all’istante cadde dal cielo un grosso asino che travolse il malcapitato.
Lo sguardo di Albert cadde sull’orologio e notò che ogni volta che si verificava uno strano evento l’orologio suonava una breve e dolce melodia.
L’asino attirato da questa melodia cominciò a seguire Albert, lo fece salire sulla sua schiena e lo accompagnò alla macchina per viaggiare nel multiverso.
Finalmente aveva ricevuto quell’aiuto tanto atteso.
Albert, sceso dall’asino, con uno scatto rapido entrò nella macchina del multiverso, chiuse lo sportello e dopo poco tempo si ritrovò in laboratorio da suo padre.
Scese dal marchingegno e lo abbracciò, poi raccontò la sua avventura mostrando a tutti il magnifico orologio in grado di trasformare in realtà i modi di dire e le espressioni figurate, tutti ne furono esterrefatti.
Così Albert e suo padre divennero molto famosi in tutto il mondo per le loro sensazionali scoperte.