La Dichiarazione Universale dei diritti umani sancisce i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali e culturali di ogni persona. Tra questi, alcuni garantiscono le libertà fondamentali, quali la libertà di pensiero, di opinione, di federe religiosa, di coscienza, di associazione pacifica e di parola.
Eppure, nel 2020, in alcuni Paesi vige ancora un regime dittatoriale in cui, per ragioni di razza, di esso, di religione, una parte della popolazione non può esprimere le proprie convinzioni.
Ad esempio, in Cina i giornalisti e le loro famiglie sono state vittime d’incarceramento e molestia per non aver seguito la linea editoriale dettata dal governo.
In questi Stati esiste la censura anche nel mondo digitale: restrizioni, blocchi dei siti web e impedimento della diffusione di notizie sono alcuni dei disgustosi atti compiuti da questi Governi.
Non sono solo gli Stati dittatoriali a limitare la parola sui social, ma anche alcuni utenti che usano i mass media.
Un fenomeno molto diffuso in America è la cancel culture, “la cultura dell’annullamento”: il pubblico inonda di tweet violenti un personaggio pubblico che ha detto o fatto qualcosa di discriminatorio, fino a “cancellarlo”.
Anche se il fenomeno è contro chi discrimina, ritengo la molestia contro chi ha opinioni differenti un atto ugualmente orribile.
Certamente non possiamo cambiare la legislazione cinese o frenare la cancel culture, ma possiamo fare in modo, nel nostro piccolo, che nessuno prevarichi l’altro con le proprie idee.
In una società democratica come la nostra, accade ancora che venga violato il diritto di parola. Penso ai ragazzi che hanno a che fare con adulti troppo autoritari, come un padre, un insegnante o un datore di lavoro, e che sono costretti a soffocare i propri pensieri e parole per paura di ritorsioni. Penso ai ragazzi che, terrorizzati da coetanei prepotenti, diventano gregari.
Eppure, rispettare gli altri sembra facile: basterebbe condividere le opinioni degli altri oppure non condividerle, ma rispettarle.
Ognuno di noi deve sentirsi libero di esprimere la propria idea senza paura. Dopotutto il diritto di parola non è il privilegio di alcuni, ma un diritto di tutti.
Andrea Punzi 3C