Di Carmina Gallo
Felice non è chi sorride fuori di sé, “felice” è chi sorride anche e soprattutto dentro di sé.
Tante persone sorridono, scherzano, giocano, ma vivono in un mondo interno di tristezza, angoscia e malumore. E come possiamo capirlo? C’è chi palesemente mostra il proprio disagio(anche senza volerlo). Tuttavia molte persone riescono a nascondere il proprio stato d’animo ed è un problema capire la situazione per poi risolverla. Personalmente, non mi reputo una persona perennemente felice, ma, come dice anche Don Alberto Ravagnani, per comprendere appieno un momento di intensa felicità bisogna passare per un momento di buia tristezza. Ma quindi viene naturale chiedersi: “Cos’è la tristezza?” Anche quando crediamo il contrario, tutti abbiamo un’ idea di felicità, di simpatia. Penso che essere felice significhi stare bene prima con sé stessi e poi anche con gli altri, potersi mostrare come ciò che realmente si è e non come si crede di dover essere solo per piacere al mondo, ridere spontaneamente e non perché ci sembra opportuno farlo. Ma cosa c’entra Dio con questo? E’ Lui a donarci questa felicità? E’ Lui stesso la nostra felicità? Oppure non c’ entra niente ed è qualcosa di totalmente estraneo ad essa? Anche in questo caso ognuno ha le proprie opinioni. Secondo la mia, è Lui a donarci tale sentimento, ma se noi non sappiamo tenercelo stretto non può essere sempre Lui a tenerlo stretto per noi. Questo alone di mistero intorno alla definizione e all’origine di felicità la rende ancora più bella e desiderabile e forse è meglio che tutto rimanga così “enigmatico”.