di Giorgia Di Pietro, 2E
C’erano una volta tre amici. Un giorno il più spavaldo dei tre propose di intrufolarsi di notte nel più antico museo di Londra. Il museo era ubicato in una zona residenziale molto isolata e tranquilla, circondato da un giardino bellissimo, ricco di piante maestose e imponenti. Sebbene di giorno tutto ciò apparisse splendido e magnifico, di notte la situazione cambiava e assumeva un aspetto terrificante. Si raccontava che il museo fosse infestato da un fantasma, poiché strani bagliori di luce a intermittenza e forti rumori raggiungevano l’abitato oltre il giardino. I tre amici riuscirono a trovare un vecchio ingresso secondario ormai dimenticato e si intrufolarono nel museo. Ad ogni passo avevano la sensazione di essere seguiti, avvertivano un’inspiegabile ed inquietante presenza dietro di loro, ma appena provavano a sbirciare con la coda dell’occhio non vedevano nessuno. I tre si fecero sempre più vicini. Accesero le torce, salirono le scale e si ritrovarono nell’ampia sala dedicata ai grandi faraoni dell’antico Egitto. Un alito di vento li fece rabbrividire e un istante dopo videro aprirsi poco per volta un antico sarcofago e apparirono delle dita fasciate con una tela bianca, i tre amici sussultarono atterriti e si allontanarono. Nessuno però voleva cedere per primo. Ogni rumore, ogni scricchiolio li spaventava a morte. Un battito, poi un altro, un altro ancora, ma lo scricchiolio che udirono questa volta era diverso, più ritmato, proprio come un rumore di passi seguito da uno strano ululato che faceva venire i brividi. Si strinsero tutti e tre l’uno con l’altro mentre i rumori si facevano più forti. Questa misteriosa entità si stava avvicinando. Un vento gelido li avvolse. Una luce bianca e una voce dal timbro forte e possente gridò: “Chi siete ?!”. Cominciarono a correre cercando di sfuggire a quella presenza. Purtroppo uno di loro fu bloccato, gli altri due impauriti si fermarono, guardarono nella direzione del loro amico e videro questa figura bianca indefinita che lo tratteneva. Sudavano freddo, erano sul punto di svenire quando si accesero le luci del museo e si resero conto che quella paurosa figura altri non era che il guardiano del museo che indossava un pigiama bianco vecchio stile. In quel momento la tensione era sparita, si guardarono e scoppiarono in una risata liberatoria. Il guardiano li rimproverò e dopo aver chiamato i rispettivi genitori si assicurò che fossero puniti severamente, furono infatti costretti a pulire il museo ogni giorno per ben tre mesi. Ai tre però rimase una questione in sospeso: “Chi era chiuso nel sarcofago?!”.