Di Miriam D’Onofrio-3^D
L’educazione nell’antica Roma era affidata alla madre che guidava i figli, seguendoli fino a quando questi non arrivassero all’età adulta.
Nell’epoca repubblicana invece, era diverso, l’educazione dei figli doveva essere compito del padre che doveva insegnare loro a leggere e scrivere, a nuotare e combattere.
Nell’età imperiale, non appena i figli cominciavano a diventare più maturi, le madri li affidavano a caro prezzo a un pedagogo famoso. Le famiglie povere, invece, mandavano i loro figli in una delle scuole private che abbondavano a Roma.
La scuola primaria iniziava all’alba e le lezioni si svolgevano in un piccolo locale. C’era una cattedra per il maestro, banchi o sgabelli per gli alunni, una lavagna e qualche abaco. Le lezioni terminavano a mezzogiorno e i soli periodi di vacanza erano le vacanze estive.
Il maestro si limitava all’insegnamento della lettura e della scrittura. Gli alunni per imparare a leggere dovevano prima mandare a memoria l’ordine e il nome delle lettere, successivamente riconoscere quale fosse la loro forma e infine mettere assieme sillabe e parole. Altrettanto faticosa era la pratica della scrittura.
Gli imperatori del II SECOLO d.C., come Adriano, favorirono la diffusione dell’insegnamento elementare fin nelle lontane regioni dell’impero, convincendo i maestri ad esercitare il loro insegnamento ed esentandoli dal pagamento delle tasse.