di Amati Cesare – classe II A
Ci siamo mai chiesti come era la vita di Dante?
Noi sì, per questo, mossi dalla curiosità abbiamo invitato nella nostra scuola un grande studioso di Dante, il professor Angelo Chiaretti, che gentilmente ci ha donato un po’ del suo prezioso tempo per parlarci di questo grande personaggio.
Dante nasce a Firenze nel 1265 da una nobile famiglia, però la sua infanzia non è stata sempre felice, anzi è stata proprio sfortunata, proprio come quella di Leonardo da Vinci.
Dante durante la sua infanzia ha avuto una grave perdita che non è stato semplice risanare, perché a soli 5 anni gli viene a mancare la madre che, poco dopo verrà sostituita da una matrigna.
Ma le sventure di Dante non finiscono, perché a 12 anni perde anche il padre, rimanendo orfano. La matrigna, dopo il lutto, decide di mandare Dante in collegio, nel monastero di Santa Croce dai frati francescani.
La cosa più particolare che Dante nota in tutti questi anni è che all’entrata del convento non si trovavano croci, ma una grande stella a sei punte, e fino a quando resterà in convento Dante verrà impressionato da quel gigantesco astro che citerà nella Divina Commedia, la sua più grande opera alla fine di ogni cantica.
Non solo Dante ha avuto un’infanzia sfortunata, ma anche il grande Leonardo da Vinci, che la sua nascita è venuta da un amore proibito tra il notaio Ser Piero da Vinci e la domestica Caterina.
Purtroppo Leonardo non viene mai riconosciuto dal padre, quindi vive con il nonno, perché il padre per cercare di sistemare la situazione procura un marito all’amante Caterina, solo che il marito era spesso ubriaco e se la prendeva facilmente, per questo veniva sopranominato ”attacabrighe”.
Mentre Leonardo cresceva tra le campagne con il nonno, Dante si era formato nel monastero dei Francescani e nelle loro immense biblioteche, così a 18 anni Dante riuscì a partecipare alla vita politica di Firenze, che a quei tempi era divisa dalle lotte interne tra i guelfi bianchi e guelfi neri.
Dante era riuscito a diventare il priore di Firenze, la carica più importante di tutte e nel frattempo era stato mandato come ambasciatore a Roma, così nella sua assenza i guelfi neri riuscirono a prendere il controllo di Firenze.
Quando Dante ritorno a casa i guelfi neri lo accusarono e lo condannarono a morte.
Dante decise quindi di scappare e di andare in esilio volontario, vivendo come un ricercato con una taglia addosso.
Dante gira tutta l’Italia, rifugiandosi dagli amici, fino ad arrivare a Ravenna, dove vivrà fino alla sua morte.
Dante scrive proprio lì la più grande opera della lingua italiana, la “Divina Commedia”, e per vendicarsi di tutti i nemici fatti durante la vita da priore e per lodare tutti i suoi amici decide di metterli nell’ inferno, in purgatorio o in paradiso.
Dante scrive la sua più grande opera fino a che non morirà, visto che quando Dante verrà a mancare, nel 1321, durante il suo funerale si accorgono però che aveva scritto solo 83 canti della Divina Commedia e non 100.
Due anni dopo, però, il figlio di Dante fa un sogno divino, dove vede il padre con vesti candide che lo conduce verso le cantiche mancanti.
Purtroppo c’è qualcosa che non torna, perché nelle precedenti 83 cantiche si parlava bene dei frati e male dei vescovi, mentre nelle restanti 17 il contrario, perché in quei 2 anni i suoi amici che erano dei vescovi hanno pensato di concludere loro la Divina Commedia, scrivendo le restanti 17 cantiche.
Mentre Dante veniva lodato e venerato per le sue grandi opere letterarie, Leonardo da Vinci scopre il suo grande talento artistico , andando così a bottega dal Verrocchio e diventando così sempre più bravo.
Durante la sua vita Leonardo scrisse tantissimi rebus per divertirsi, così decise di firmare le proprie opere con un altro rebus “dispero” questo significherebbe “io sono figlio di Ser Piero”, perché Leonardo non poteva dirlo ai quattro venti, quindi decide di dirlo, ma sotto forma di rebus.
L’unico vero rimpianto di Leonardo era quello di essere analfabeta, così arriva ad invidiare i più grandi letterati dell’epoca, prendendosela soprattutto con Dante, disegnando parodie su di lui.
Leonardo disegna 5 versioni differenti di Dante.
Nel primo ritratto Leonardo raffigura Dante come un vecchio brutto e malformato che parla con Beatrice, anche lei trasformata in una grassa e rugosa donna.
Man mano che gli anni passano, Leonardo decide di iniziare a studiare, imparando piano piano a scrivere e a leggere.
In u secondo ritratto Dante non è solo, anzi è in compagnia di altri 2 uomini importanti del secolo: Boccaccio e Petrarca.
Dante però non è più storpiato come prima, anzi viene ritratto un po’ più giovane e meno rugoso e sembra che accenni una smorfia.
Leonardo diventa sempre più acculturato e in un foglio di 2000 parole in latino e volgare decide di fare il terzo ritratto di Dante, sempre migliore e con un sorriso accennato sempre più evidente.
Leonardo ormai non prova più rancore verso Dante e quindi decide di ritrarlo ancora una volta, ma sostituendogli il suo capello duecentesco con uno quattrocentesco in segno di stima e infine viene ritratto con il profilo verso destra e non più verso sinistra, per mostrare il lato più fotogenico del viso.
Leonardo ormai ha imparato tutto quello che doveva imparare e ora stima Dante e non prova più rancore, quindi decide di ritrarlo per un’ultima volta, però Dante non è più vecchio, è giovane e sorride, mentre riposa in pace e serenamente.
Questi inediti racconti su Dante e Leonardo hanno catturato la nostra attenzione, saziando così la nostra sete di curiosità.