di Lucrezia Inzerillo – Ormai sappiamo tutti che il coronavirus, che è stato identificato a Wuhman, in Cina, è un nuovo ceppo virale che può causare diverse infezioni, da un semplice raffreddore ad un’infezione polmonare e può portare persino alla morte. Oggi consideriamo in grave rischio chiunque negli ultimi 15 giorni si è recato nelle zone rosse o abbia avuto contatti con contagiati asintomatici. Tutti siamo coinvolti in una situazione molto delicata, nella quale non ci possiamo permettere nemmeno di uscire da casa. In tutto ciò, la chiusura della scuola (forse fino al 3 aprile) sta dando i suoi effetti con la diminuzione dei contagi, ma questa chiusura ha portato anche ad un danno irreparabile a noi studenti, anche se grazie alla tecnologia adesso anche da lontano si possono assegnare compiti e fare lezioni. Questo fa capire che la scuola, anche a distanza, risolve ogni problema realizzando una didattica a misura degli alunni e soprattutto aiutando da casa gli alunni con delle difficoltà nel linguaggio e nella comprensione. Io penso che una scuola chiusa non è solo un edificio, un portone chiuso, ma è anche un punto di riferimento che viene improvvisamente a mancare; è quel luogo dove ogni mattina noi ragazzi ci ritroviamo per passare quelle sei ore non solo studiando, ma anche riscoprendo l’altro, scherzando e aiutandoci tra di noi. A me personalmente non interessa molto quello che si riesce a fare con la tecnologia, interessa di più il messaggio che le scuole (elementari, medie e superiori) stanno comunicando, l’empatia che arriva anche a distanza, il senso di solidarietà che non si sta fermando di fronte a questo bruttissimo virus. Però credo anche che i nostri professori stiano facendo di tutto per non farci rimanere indietro con il programma. La nostra collaborazione con la scuola deve essere la prima cosa, questi non sono giorni di vacanza, ma giorni di studio intenso e di crescita personale. Spero che questa situazione finisca bene, che possa rientrare presto a scuola e rivedere le mie compagne che mi mancano tanto.