Il ventisette gennaio si celebra la “Giornata della Memoria”, giorno in cui il mondo tace di
fronte al genocidio di massa voluto dal dittatore tedesco Adolf Hitler per sterminare la
razza ebraica. E’ stata adottata questa data poiché settantacinque anni fa, in questo giorno
esatto, le forze russe abbatterono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz-
Birkenau, il più temuto di tutti. Questo luogo si trova a sud della Polonia, nella periferia
della cittadina di Osweicim. La data della liberazione è stata scelta per simboleggiare la
“Shoah” e la sua fine. Questa parola molto strana trova posto nel vocabolario ebraico e
significa annientamento, sterminio, si riferisce a una delle più oscene vicende della storia
umana. Il termine Olocausto è inteso come sinonimo della parola israeliana citata prima,
ma esso deriva dal greco antico dal significato di “Tutto bruciato”da intendere come un
sacrificio; la razza ebraica ha rifiutato tale descrizione in riferimento al genocidio tedesco
in quanto aveva poco a che vedere con quest’ultimo. Il terzo Reich, ossia il terzo impero
tedesco, è stato completamente impossessato dalla teoria del suo dittatore Hitler, della
razza pura, ossia la razza ariana, quella europea. I non ariani, tra cui vi sono gli ebrei-
tedeschi, costituivano delle impurità che dovevano essere debellate dalla società. Questa
credenza ricorda molto la “WASP Theory”: dopo la fine della guerra civile americana, gli
schiavi di colore avevano ottenuto la libertà e la schiavitù fu abolita. Nacquero dei gruppi
razzisti, i quali ipotizzarono l’esistenza dell’americano puro, che doveva essere bianco e
doveva avere origini anglo-sassoni e protestanti. I neri, a quei tempi, vennero segregati,
discriminati e non potevano avere gli stessi diritti dei loro concittadini di origine europea,
addirittura non potevano neanche frequentare i luoghi pubblici. L’isolamento degli ex-
schiavi è molto simile a ciò che è successo agli ebrei dopo le leggi razziali emanate nel
1935 dal Fuhrer. I semiti vennero presi di mira poiché dopo il primo dopoguerra, la
Germania si trovava in situazioni economiche disastrose ed il popolo ebraico-tedesco
rappresentava un’etnia che sul piano economico poggiava su una classe sociale molto
agiata. La maggior parte degli israeliani infatti erano banchieri, medici, avvocati e
svolgevano ruoli di spicco all’interno della società, in seguito alle leggi razziali, però, non
potevano più avere questi ruoli, furono obbligati a dover cedere le loro attività lavorative e
furono licenziati dai loro impieghi statali. La soluzione finale era un piano organizzato da
Hitler che nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto eliminare la razza ebraica per mezzo dei
campi di concentramento; essi funzionarono dal 1940 al 1945, uccidendo oltre ad i sei
milioni di ebrei, altre centinaia di migliaia di persone tra slavi, polacchi, disabili,
oppositori politici e testimoni di Geova, poiché ritenuti indesiderabili. I pochi
sopravvissuti, nel corso del tempo, hanno narrato gli orrori e le oscenità a cui hanno
assistito: Primo Levi ne è un esempio. Nonostante egli si fosse dichiarato ateo, fu
comunque deportato ad Auschwitz. Levi sopravvisse grazie ad una serie di incontri e di
coincidenze fortunate: riuscì ad imparare un tedesco elementare, con l’aiuto di un amico
potè procurarsi regolarmente più cibo ed in quanto laureato in chimica, riuscì a collaborare
con altri colleghi per il colosso tedesco ossia l’I G Farben, un industria specializzata nella
produzione di gomme. E’ per merito di persone come Primo Levi se noi oggi abbiamo la
possibilità di avere informazioni sulle atrocità compiute nei campi di concentramento ed il
ventisette gennaio è la data simbolo del ricordo affinché tali ingiustizie non si ripetano più.
Giovanni Lauro 3^G