Mentre stavamo vivendo una settimana di tranquillità a scuola nella “Settimana dello studente” e il nostro principale interesse, temporaneamente libero dalla preoccupazione delle interrogazioni, era rivolto ai tornei sportivi, ai film, agli argomenti di attualità delle conferenze in programma, alla festa di fine settimana, si è insinuata dentro questa realtà quotidiana qualcosa che ha cominciato man mano ad inquietarci: la notizia della diffusione del “ il corona virus”. Abbiamo scoperto che
i corona virus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie, che partendo da un comune raffreddore possono portare alla morte. I sintomi più comuni sono simili ad una normalissima influenza, nei casi più gravi l’infezione può causare polmonite e insufficienza renale, ma ci sono casi in cui risulta anche asintomatico ma trasmissibile. Questo virus può essere trasmesso da persona a persona tramite pazienti infetti e familiari.
Dalla Cina il corona virus è volato in varie parti del mondo, anche in Italia, anche se la nostra sanità aveva comunicato che non sarebbe riuscito ad entrare in Europa grazie al rinforzo dei controlli agli aeroporti.
In Italia all’Istituto di Roma “Spallanzani” sono stati accertati i primi due casi riguardanti una coppia di turisti di 65 e 66 anni entrambi in condizioni discrete, e sono sotto osservazione tutte le persone che hanno avuto un contatto diretto con la coppia. Ogni giorno, purtroppo, si registrano nuovi casi e la situazione è piuttosto preoccupante. Tutti i governi stanno cercando di adottare misure per arginare la diffusione di tale virus e i ricercatori stanno moltiplicando gli sforzi per trovare un vaccino.
Il corona virus è la prima epidemia social e le notizie corrono velocemente. Altrettanto velocemente, però, si va diffondendo una paura irrazionale nei confronti dei cinesi. Si sta innalzando un polverone contro di loro per cui molte persone sfiorano il razzismo nei loro confronti: credono che evitandoli, non andando a consumare nei ristoranti cinesi, non comprando nei loro negozi, possano evitare il contagio ma come dovremmo sapere tutti il contagio è legato a luoghi e contatti non ad un’etnia.
Abbiamo rivolto alcune domande ai nostri compagni: per esempio, se sono a conoscenza del corona virus, se sanno come evitare il contagio, se sono diffidenti verso i cinesie se hanno paura di un eventuale contagio. Il 70% di loro ci a risposto che come noi sono al corrente del virus, che possono proteggersi indossando una mascherina e praticando la massima igiene, che loro non approvano questa discriminazione nei confronti di un popolo così vasto come quello cinese.
La restante parte era a conoscenza del virus ma non sapeva come evitare un contagio simile e mostravano diffidenza verso i cinesi colpevoli, a loro parere, di aver causato questa paura in tutto il mondo.
Anche noi pensiamo che questo virus faccia crescere la paura perchè nessuno neanche la sanità sa come combatterlo o almeno fermarlo per evitare di contagiare la maggior parte del nostro pianeta.
Mena Garofano e Antonia Picone (3^ E)