Di redazione
Una scuola che intende essere costruttrice di senso e di valori, una scuola che intende essere un faro nella società “smarrita” dei nostri giorni, sa che deve fare rete con altre organizzazioni del territorio, e inserire tra le maglie della propria progettualità narrazioni alternative, che possano puntare alle emozioni per far sedimentare nel cuore degli alunni insegnamenti e intendimenti.
È il caso, questo, della scuola Vaccina che ancora una volta accoglie all’interno delle proprie mura una proposta di narrazione teatrale: “Ha segnato Maradona”, una tragicommedia scritta e diretta dall’autore – attore andriese Luca di Schiena ed interpretata dallo stesso autore e da Francesco Delvecchio.
Si tratta di una conversazione a due voci, le voci di due possibili bambini che vivono a Napoli quando nella squadra della stessa città giocava Maradona indossando la maglia numero 10. Il loro conversare ci porta nel cuore del sogno dei bambini di ogni tempo, quello cioè di poter essere dei calciatori bravi e popolari, proprio come Maradona. Un sogno che non costa nulla all’inizio, se non qualche lezione di scuola saltata e le antipatie del vicinato poco incline ad accettare gli schiamazzi dei futuri professionisti del calcio. Si tratta di ragazzi che vivono di sogni, scollegati dalla realtà che li circonda. Una realtà che tuttavia, pur non svelandosi per quella che è, manovrerà questi semplici ragazzi, promettendo loro un futuro da campioni in cambio di un loro apparente innocuo coinvolgimento iniziale nelle attività e nei piani dei mafiosi locali. Irrompe sulla scena la presenza – non presenza di un misterioso Signor Mario, ben vestito con le tasche sempre piene di soldi, pronto a piegare la volontà di un venditore di palloni che si rifiutava inizialmente di cedere palloni nuovi a questi scugnizzi. Il Signor Mario rappresenta un nuovo “Omino Burro”, pronto a traghettare i ragazzi in un paese dei balocchi fatto di sangue e di distruzione, a cavalcare l’onda di quei sogni semplici per reclutare giovane, innocente manovalanza.
Una storia che pur rappresentando ragazzi di un passato non troppo remoto, racconta dei sogni e dei rischi che tutti i ragazzi poco consapevoli possono correre. “La mafia non ci apparteneva, ma non sapevamo che noi, un po’, appartenevamo alla mafia”, dirà uno dei due protagonisti, svelando così come l’istruzione – ciò che in fin dei conti rappresentava l’abecedario di Pinocchio- sia l’unico strumento che ci è dato per leggere la realtà, capirla senza lasciarsi fagocitare da essa; vivendola invece da protagonisti e campioni di valori, allenandosi tutti i giorni a scuola: vero campo di gioco tra chi ci vuole cittadini forti e consapevoli e chi, invece non vuole che usarci come carne da macello.