Da sempre la letteratura è piena di gemelli: già nella mitologia classica non mancano racconti ispirati alle loro gesta, a partire da Castore e Polluce per finire a Romolo e Remo.
Castore e Polluce, figli di Zeus, erano in tutto e per tutto uguali, tranne per il fatto che Castore era mortale e Polluce immortale. Alla morte del primo, l’altro ebbe il potere di condividere la sua immortalità alternandosi nell’oltretomba e nel cielo formando così la costellazione dei gemelli.
In mitologia un’altra coppia di gemelli è quella di Anfione e Zeto, fondatori di Tebe, figli di Zeus e Antiope, abbandonati dalla madre e cresciuti da alcuni pastori. La loro storia è molto simile a quella di Romolo e Remo, anch’essi gemelli, che legarono il proprio nome alla loro città natale: Roma. Anch’essi furono abbandonati dalla madre e vennero allattati da una lupa e successivamente cresciuti da alcuni pastori.
Dai casi di gemelli di cui abbiamo parlato, l’aspetto più evidente che risalta è che spesso, quasi sempre, è che i gemelli sono descritti in maniera opposta: uno bello ed uno brutto, uno coraggioso e l’altro no, uno mite e l’altro aggressivo, e litigano fin dal ventre materno. Un rapporto di amore e odio che contraddistingue il rapporto tra gemelli, ma che in realtà nasconde un legame indissolubile e che costituisce qualcosa in più del rapporto tra fratelli.