Di Daniela Ciliberti della classe III sez. F
La fame continua ad essere un problema che attanaglia il mondo intero.
Secondo i dati della FAO, 805 milioni di persone nel mondo sono cronicamente malnutrite. Questo numero è diminuito di 167 milioni durante l’ultimo decennio, tuttavia la fame continua ad uccidere più persone che l’AIDS, la tubercolosi e la malaria associate.
La problematica in questione riguarda quasi esclusivamente i paesi in via di sviluppo.
La regione più interessata del problema della fame è l’Africa subsahariana.
La malnutrizione provoca persino il 45% di decessi nei bambini di meno di cinque anni, ciò significa 3,1 milioni di bambini ogni anno.
Per un neonato i primi 1000 giorni sono critici per la sua crescita. La mancanza di una quantità di cibo sufficiente può causare disturbi di sviluppo. In molti casi già durante la gravidanza, per il fatto che le donne siano denutrite, il feto non ottiene nelle acque la quantità sufficiente di elementi nutritivi. Questo causa la presenza di difetti di crescita nei nascituri.
Gli organismi internazionali hanno individuato una serie di azioni per poter sfamare la popolazione della Terra in continuo aumento: distribuire equamente le risorse, favorire una corretta alimentazione, ridurre gli sprechi e promuovere l’agricoltura sostenibile.
Queste azioni si inseriscono in un contesto più ampio e non possono essere disgiunte da iniziative in altri settori, come quello economico e finanziario.
L’Italia, alla pari di altri Paesi sviluppati, è toccata relativamente poco dalle problematiche di sottoalimentazione o rischio alimentare, ma conosce un’altra forma di malnutrizione: la cattiva alimentazione, accompagnata da uno stile di vita sempre più sedentario.
Obesità e sovrappeso sono i nuovi “flagelli” sociali che si intrecciano con quello più diffuso della fame nel mondo.
L’importanza di queste tematiche dovrebbe far riflettere le forze sociali, politiche e culturali per cercare dei rimedi concreti e garantire uguaglianza e benessere all’intera umanità.